Losvizzero, Clockwork

L’inconscio appare come materia che coinvolge nelle mani di Franco Losvizzero. L’istinto che guida l’artista ci fa entrare in un mondo immaginifico dove il mostruoso si percepisce come statuto ineludibile e sensibile, un mondo di intimità comunicativa, che sovverte le regole della quotidianità visiva. La trasformazione delle forme conduce a un carattere empatico che stimola e accoglie le manifestazioni dell’interiorità, accompagnando la discesa verso le parti più nascoste dello spirito. L’indagare i meandri della psiche lo pone come artista eclettico che utilizza varie tecniche per esprimere di volta in volta l’idea scaturita dalla sua inventività. La sua recente permanenza negli Stati Uniti lo ha visto partecipare ad Art Basel Miami nel 2014 mentre nel 2015 è stato invitato alla Clio Art Fair, che affianca l’Armory Show, invitato da Alessandro Berni ideatore e curatore della fiera. Nel New Jersey ha creato nuovi lavori che ha presentato in questa seconda occasione: Vitae-Il Grande Sonno, Flipper-painting e Mecha-Nick. Il primo è una scultura meccanico-sonora-interattiva da cui escono fuori tre teste: un teschio di mucca, una testa che parte dalle viscere e il calco della faccia di un anziano con orecchie da coniglio, ed è cavalcabile in modo tale che l’interazione con l’opera ci possa condurre a ridiventare bambini; il secondo è un dipinto a olio su cui si può lanciare una pallina e giocare a biliardino, poi quella pallina si può magiare perché è fatta di gomma da masticare; il terzo è un’altra scultura meccanico-sonora-interattiva che si agita come un cane alla catena quando vi si passa davanti. Oltre a ciò ha presentato dieci quadri provenienti dall’ultima sua mostra a New York del 2010, mostra dal titolo Anima’ LS.

Si è inaugurata a Roma la sua personale, Clockwork alla Mondriansuite gallery a cura di Lori Adragna. Il titolo fa pensare ai meccanismi di un orologio interiore che conserva e rivela le nostre memorie. La maggior parte dei lavori esposti sono disegni, alcuni inediti, insieme a opere meccaniche. Il tratto è essenziale, scarno ma pregnante, sicuro e diretto; i colori vanno dal bianco al nero passando per il giallo, il rosa, il rosso, l’azzurro, il verde, il marrone e il grigio. Alcune volte la bidimensionalità del disegno si completa con la tridimensionalità di interventi in materiale plastico ceroso, altre volte il disegno è puramente bidimensionale, ma sempre il tratto si impone potente nella congiunzione di elementi immaginari ed elementi riconoscibili; nelle opere meccaniche si manifesta poi una sollecitazione che rende interessante lo scambio esperienziale dello spettatore con la propria fantasia. Dal testo critico della curatrice Lori Adragna: ”Sono contrasti, quelli nei lavori di Losvizzero, che sempre confluiscono l’uno nell’altro, all’interno di un continuo farsi e disfarsi di una perenne trasformazione. Il movimento formale, la genesi formativa, la forma in formazione, quale energia plasmante, sono essenziali tanto per l’opera d’arte quanto per la vita”.

Fino al 3 aprile; Mondriansuite gallery, via dei Piceni 43, Roma; info: www.mondriansuite.it

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