Ognuna delle tre sale al Macro che ospitano Limits è dedicata a un media diverso: disegni, video e sculture. Diversi mezzi per raccontare e riflettere sullo stesso argomento: il tema dei limiti umani e dell’identità in continuo mutamento. Fino al 26 aprile potrete immergervi nell’universo di Amparo Sard cominciando dalla grande scultura realizzata in fibra di vetro, che riempie la prima sala espositiva e dà il titolo alla mostra. Due braccia che si intrecciano, forse si feriscono, si abbracciano a formare un unico infinito cerchio. Il nome deriva dalla riflessione dell’artista sul concetto di limite, inteso sia come confine sia dal punto di vista matematico come una parabola che indica una tendenza. «Il limite di una persona è la sua pelle, se si parla di qualcosa che può essere toccato. Il limite della sua anima, o della sua essenza, o di ciò che è veramente importante è una cosa più complessa. In matematica i limiti servono per capire quale strada sta prendendo una tendenza in modo da prevedere cosa accadrà. Non danno un risultato, ma un orientamento. Che cosa accadrebbe se applicassimo quei calcoli matematici alla nostra vita, se riuscissimo a calcolare i limiti tra il desiderio e l’istinto?» si chiede l’artista.
Le opere di Sard si trovano nelle collezioni nei più importanti musei come il Moma e il Guggenheim di New York ma quelle che l’hanno resa più nota sono su carta, disegni realizzati con la tecnica della punzonatura, alcuni di grandi, altri di piccole dimensioni, in cui tramite fori più o meno ravvicinati riesce a ottenere degli effetti volumetrici e tridimensionali. Avvicinandosi troppo all’immagine si scopre un caos di buchi che sembrano messi lì in modo del tutto casuale, soltanto invece alla giusta distanza, l’immagine si concretizza e appare visibile. Come una moderna Frida Kahlo, ma senza cromia, con la sua immagine frontale e ieratica ridondante in moltissime opere, moltiplicata da specchi nell’intento di rappresentare il dolore, il frammento e il doppio. Il suo corpo appare sezionato, scomposto, aperto, forse in un tentativo di indagarne la vera essenza e l’estremo limite. La direttrice del Macro Federica Pirani si è detta entusiasta per il lavoro dell’artista che ha annunciato in anteprima la donazione di un’opera che andrà a far parte della collezione permanente del museo.
Fino al 26 aprile, Macro, via Nizza 138, Roma, info: www.museomacro.org