“Un fiore nato da anni di fiori. Scattato da chi ha saputo provocare un fremito moderno”, Patti Smith da Flowers, 1989. Nelle pagine di Just Kids prende forma un Robert Mapplethorpe alle prese con la sua sensibilità, le sue emozioni, le debolezze e l’amore incondizionato per tutto ciò che è arte visto dagli occhi di una giovane Patti Smith. Il loro personalissimo viaggio d’iniziazione è composto da un’amicizia unica, rara, che sfocia nell’amore vero, in una New York avanguardista e rivoluzionaria a cavallo degli anni ’70, in un turbinio di novità dettato dalla figura di Andy Warhol (mito di Robert) e della sua Factory. La prima visione di Mapplethorpe è quella di un disegnatore incallito che in uno studio matto e disperatissimo cerca, come può, di esprimere le sue paure, le sue angosce e i suoi stati d’animo, ricoprendo ogni centimetro libero del piccolo appartamento newyorkese che condivideva con Patti. Le statue michelangiolesche degli Schiavi lo colpirono in maniera particolare: “Senza bisogno di parole assorbimmo i nostri pensieri, e mentre l’alba irrompeva ci addormentammo l’una nelle braccia dell’altro”; dedicò moltissime ore di studio a queste figure, desideroso di lavorare con la forma umana, senza l’uso di martello e scalpello. Nel 1970 Mapplethorpe smise di disegnare e comprò una Polaroid. E quello che aveva sempre sognato avvenne. Molte delle fotografie più famose dell’artista indagano la perfezione delle forme umane in bianco e nero, mettendo in risalto la statuaria bellezza del corpo; un momento senza tempo e senza spazio, ricreato in studio in una realtà fittizia, che ha come fulcro la perfezione del corpo umano.
Come le statue di Michelangelo e del Rinascimento, le foto di Mapplethorpe mettono in mostra, attraverso un attento studio di pose e di luci, un lavoro scultoreo e richiamano le forme perfette degli scultori rinascimentali. Anche i ritratti di alcuni dei protagonisti della scena artistica che frequentava come Patti Smith, Andy Warhol, David Hockney, ad esempio, sono la traduzione contemporanea di una venerazione del Rinascimento, quel tempo vissuto soltanto sui libri che riusciva a comprare a discapito di un pasto. Quindi, esiste davvero una netta separazione fra l’arte contemporanea e quella classica, oppure assistiamo soltanto a cambiamenti storico-temporali e alla modalità di fruizione dell’arte? Guardando queste fotografie di nudo (maschile) in uno specchio distorto, ci appaiono quelle dedicate ai fiori, delicati e allusivi. In una continua e assoluta ricerca di bellezza e di perfezione, Mapplethorpe cattura un istante del primo piano del fiore esaltandone, con lui, l’armonia del mondo, creando una vita quasi a se stante formata da esteticità e sentimenti, ma al contempo racconta in immagini diverse e meno esplicite la stessa sessualità che ritroviamo in Portfolio X, fotografie di soggetti omoerotici in espliciti atteggiamenti sessuali e autoerotici. Con queste, che sono le fotografie più famose di Mapplethorpe, segna la caduta della linea artificiale che divideva la pornografia dall’arte. Quello che colpisce di tutti i lavori di Mapplethorpe è l’apparente distanza gli uni agli altri che invece convergono in un unico obiettivo, quello di realizzare qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima: nelle pagine di Just Kids risuona la voglia di affermarsi economicamente e artisticamente di Robert in una “missione che consisteva nel documentare un aspetto della sessualità quale forma d’arte, in modo mai sperimentato prima”.