Comfort Food

Roma

Jakie Dives ha iniziato a scattare a otto anni per trovare un canale di comunicazione con suo fratello, allora appena nato, iniziando così a raccontarne la storia. Oggi la fotografa di Vancouver ne ha 31 e continua a scattare immagini con le stesse intenzioni: raccontare le storie in divenire, entrando in un flusso che accade e continuerà ad accadere anche dopo la fotografia. Comfort Food è il progetto che vi presentiamo e di cui abbiamo parlato con l’artista.

Qual é il link tra il nudo e il cibo nella serie, non si tratta di junk food? «Nelle fotografie le persone mangiano per coccolarsi, non è cibo spazzatura ma comfort food, non é detto che faccia male. Il concetto che abbraccia il termine comfort food, nato negli anni Settanta, ovviamente, negli USA è quasi intraducibile in un’unica parola. Infatti il comfort food non è per forza cibo spazzatura (cibo che coccola perché goloso e grasso) ma è cibo per l’anima, cibo che emoziona».

Cosa pensi della forma fisica e degli stereotipi legati all’estetica? «Non pensavo a questioni legate alla forma fisica o agli stereotipi, nella serie. Gli scatti sono focalizzati sui momenti in cui le persone si coccolano, sul cibo in particolare. In sostanza, propongono un cambio di prospettiva rispetto a come solitamente si guarda il corpo».

Si può dire che gli scatti di Comfort Food puntino a raccontare, anche, un nuovo erotismo? «Le mie immagini non sono erotiche, ma semplici e naturali. Un atteggiamento semplice e spontaneo che ispira fiducia nei soggetti, tutti amici o conoscenti che hanno offerto la loro disponibilità senza troppi indugi, così non ho avuto molti problemi a reperire volontari per il progetto».

A parte per il nudo e il cibo, esiste qualche altro link tra le persone che scatti? «No, non c’è nessun link tra loro»

Quale macchina utilizzi? «Utilizzo diversi tipi di macchina, la serie Comfort Food è stata scattata in parte in digitale, con una Canon 5D e in parte in pellicola, con una Pentax K1000».

Hai mai scattato una foto nuda di te stessa, o un selfie? «Scatto continuamente ritratti di me stessa nuda, ma non li considererei selfie ma ritratti».

I nudi di Jackie ci fanno pensare di essere piombati a casa di qualcuno, che si è fatto sorprendere mentre sgranocchiava uno spuntino e ammicca alla macchina in déshabillé sorridendo senza imbarazzo, perché, in fondo, gli intrusi siamo noi.

 

 

 

 

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