Il libro edito da Maschietto editore, Michelangelo agli Uffizi, dentro e fuori, è un viaggio attraverso il porticino che con estrema sapienza ammira e mette in risalto la bellezza di due capolavori dell’artista: il David e il Tondo Doni. L’autore, Antonio Natali, direttore degli Uffizi, illustra le due opere come fossero testi poetici composte con il linguaggio visivo e plastico, sottraendole a quella concezione che le vede solo come una mera accezione turistica dell’arte. Natali fa un elogio della bellezza complessa, di cui oggi non si ha più percezione. Si è abituati alla parola bello senza conoscerne né il significato né la sensazione. La vera bellezza, afferma Natalini, è quella che fa porre degli interrogativi, poiché nulla è dipinto o creato a caso. Michelangelo non si considerava un pittore e non voleva esserlo, lo disse a Giulio II quando gli commissionò la volta della cappella Sistina e lo scrisse nel suo sonetto dedicato a Giovanni da Pistoia ( non sendo in loco bon, né io pittore), eppure La sacra famiglia, nota come il Tondo Doni, è un’opera che dimostra tutte le sue doti pittoriche e tecniche.
Probabilmente l’occasione della commissione erano state le nozze con Maddalena Strozzi (1504), al cui stemma familiare alluderebbero le mezze lune nella cornice. Un’altra ipotesi invece lega il dipinto al 1507 circa, in occasione del battesimo della loro primogenita Maria, avvenuto l’8 settembre, come farebbero pensare le allusioni alla teologia battesimale. La lettura iconologica del Tondo porta alla probabile identificazione di un’ipotesi più precisa di datazione dell’opera che coincide con quella del battesimo. Michelangelo conosceva molto bene le scritture e anche i testi di coloro che le scritture le avevano studiate, infatti si possono riscontrare delle analogie con la lettera di San Paolo apostolo agli Efesini in cui si parla del muro che rappresenta il peccato originale. Le figure sacre sono simbolo dell’età di Cristo, che prende il sopravvento sull’età pagana, simboleggiata dagli ignudi, ricordando i neofiti che si spogliano per ricevere il battesimo. In questo senso il muretto sarebbe il confine tra presente e passato, con il Battista che vi si trova molto vicino in quanto Precursore, cioè la figura più immediatamente anticipatoria di Gesù, alla soglia della nuova era.
Per quello che riguarda il David, l’attento raffronto con i passaggi biblici dedicati al personaggio sollecita un’interpretazione più complessa e fondata delle fattezze gigantesche assegnate al giovane ebreo. Il David fu presentato l’8 Settembre del 1504, proprio nel giorno della festa della Madonna, e per la prima volta dal tempo dei greci e dei romani, la statua di un uomo nudo padroneggiava una piazza. Natali ha posto come immagine di copertina del suo libro proprio un particolare di questa scultura affermando che non c’è opera più inedita di un capolavoro in quanto è un’infinita riserva di novità. É impossibile oggi immaginare l’emozione e il senso di novità che deve aver suscitato quest’uomo nudo cinque volte più grande di una persona normale al centro della piazza della Signoria, simbolo della repubblica fiorentina, vigile e vittoriosa contro i nemici. L’eroe biblico è rappresentato nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia, uscendo così dall’iconografia tradizionale; nella mano destra stringe il sasso con il quale sconfiggerà il nemico da lì a poco, lo sguardo fiero e concentrato è rivolto al gigante filisteo, con le sopracciglia aggrottate, le narici dilatate e una leggera smorfia sulle labbra che forse tradisce un sentimento di disprezzo verso Golia. Ciò che affascina di questo libro è lo sguardo nuovo con il quale l’autore guarda all’opera d’arte per farne emergere tutti i punti di forza e raffinatezza, tutti quei particolari che nella conoscenza superficiale non vengono notati. Natali ci dimostra che l’opera d’arte porta con sé il registro di un viaggio fatto nel tempo, trasmette la mentalità, le problematiche, le aspirazioni e tutto il conosciuto di un’epoca. L’artista è testimone segreto del suo tempo, sente il vento che sta arrivando e comunica tramite l’opera. L’arte è quello che rimane, la bellezza apprezzata da proteggere e valorizzare.