Ha inaugurato ieri a Bologna, all’interno di Arte Fiera la mostra Too eary, too late, pensata dal curatore, Marco Scotini come un focus sull’arte asiatica. Critico e curatore da sempre interessato alle nuove geografie dell’arte del Middle East, Scotini, ha iniziato nel 2013 a collaborare con la fiera bolognese, occupandosi dell’organizzazione d’importanti eventi espositivi dislocati nella città. Ecco il racconto della sua esperienza per questa edizione:
Nel 2013 ha curato Centri e periferie, lo scorso anno Il Piedistallo vuoto, una mostra dedicata all’arte dell’Europa dell’Est, ora una sul Medio Oriente: quali sono le ragioni di questa scelta?
«Dalla fine degli anni ’90 ho dedicato intere mostre alla scena dell’Est Europa, del Sud America e dell’Africa. Per cui questa idea del rapporto tra centri e periferie è stata sempre un ingrediente fondamentale della mia ricerca di curatore. Tre anni fa sono stato chiamato da Arte Fiera per curare una serie di conversazioni (che nascevano dall’idea di lavorare sui paesi emergenti) che poi si sono trasformate in grosse mostre di ricerca».
Può raccontarci la mostra che ha curato per Arte Fiera 2015? Iniziamo dal titolo: cosa significa Too early, too late?
«Too early, too late è una citazione da un film del 1982 di Jean- Marie Straub e Danièle Huillet, dedicato alle lotte di classe in Egitto. Il film è in realtà un pretesto che mi ha permesso di indagare il rapporto del cosiddetto Oriente e del Medio Oriente con la modernità e con l’Occidente.In questa mostra ci si trova di fronte a grandi opere d’arte poco note, che non hanno soltanto un valore estetico innegabile ma anche un alto valore documentale. Credo che il nostro centro abbia perduto molto rispetto a questa dimensione periferica, in qualche modo ci siamo decorativizzati rispetto ai grandi contenuti che queste aree geografiche possono continuare a darci».
Che cosa intende esattamente quando parla di Medio Oriente?
«Mi riferisco al Medio Oriente più come a un oggetto teorico che a un’area geografica, nel senso che gli artisti presenti in mostra provengono anche dal Nord Africa,dal centro Asia e dalla Turchia, un vero avamposto di tutto il sistema arabo. Ci sono però anche una decina di artisti occidentali, come Laurence Wiener e Peter Friedl, perché quando uno fa mostre del genere, pur volendo dare molta voce a quello che c’è al di là dell’Occidente, è importante che tenga conto della prospettiva di chi racconta la mostra e del luogo da cui la racconta».
La mostra è stata realizzata grazie ai prestiti di 60 collezionisti. Qual è l’atteggiamento del collezionismo nei confronti dell’arte proveniente dal Medio Oriente?
«Ancora una volta il collezionismo italiano si è dimostrato assolutamente preveggente, dentro i tempi storici che stiamo vivendo, arrivando lì dove una cultura di stato non riesce ad arrivare ed è ancora distante. Questo connubio tra il collezionismo e la ricerca si è rivelato interessante perché Too early, too late è la prima mostra in Italia interamente dedicata al tema del Medio Oriente».
Cosa può dirci delle collezioni che si stanno costituendo in Medio Oriente?
«C’è una spinta molto forte a importare artisti dall’Occidente e a ricalcare il modello occidentale (uno dei casi più eclatanti è quello del museo di Abu Dhabi). I mercati sono molto attivi e, al di là dei musei, si stanno cominciando a costituire importanti collezioni che ospitano gli artisti provenienti dal Medio Oriente. Il motore dell’arte contemporanea si sta spostando verso questi paesi».
In che modo la mostra dialoga con Arte Fiera?
«La mostra è un contraltare assolutamente produttivo, perché sottolinea il rapporto che una fiera deve avere non solo con le gallerie ma anche con il sistema del collezionismo. Dentro la fiera poi c’è un focus dedicato alle gallerie dell’Est Europa e del Medio Oriente e ad alcune gallerie italiane che si occupano di artisti provenienti da questi paesi».
Fino al 15 aprile, Bologna; info: www.artefiera.bolognafiere.it
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