Lo chiamavano Gabo

L’appassionato racconto dell’intensa esistenza di Gabriel García Márquez, premio Nobel per la letteratura nel 1982, ben sceneggiato da Oscar Pantoja e illustrato con cura da Miguel Bustos, Felipe Camargo Rojas, Tatiana Córdoba e Juliàn David Naranjo Morales. Cinque professionisti a servizio della graphic novel a colori Gabo (Tunué, 192 pagine, 19.90 euro), che già nel sottotitolo – Memorie di una vita magica – evidenzia una narrazione dedicata a un uomo davvero speciale. Da parte sua García Márquez ricordava di aver cominciato a prendere il gusto di narrare, da piccolo, proprio attraverso il disegno («A quell’epoca aveva preso come passatempo quello di disegnare su tutto quello che gli capitava a tiro. Cominciò a riempire i suoi primi fogli con i colori che papà Lelo gli aveva regalato»). Dunque quale modo migliore di un fumetto per raccontarne l’excursus personale e professionale? Definito «il più grande colombiano di tutti i tempi», cresciuto con i nonni fino a 8 anni, ascoltando i racconti fantastici della nonna Tranquilina Iguarán, García Márquez ha avvicinato milioni di persone alla letteratura, mancando a 87 anni, in un ospedale di Città del Messico a causa dell’improvviso aggravarsi di una polmonite.

Era il 17 aprile dello scorso anno e Gabo, come lo chiamavano non soltanto gli amici, è stato molto più di un autore: ha saputo variare il suo stile, conquistando giovani lettori e trasformando i titoli dei suoi libri in slogan diffusi e perfino in luoghi comuni. Stimolato fin da giovanissimo («il collegio aveva dei professori eccezionali. Di notte, prima di dormire, c’era l’abitudine che uno di loro leggesse a voce alta un classico della letteratura. Molti anni dopo avrebbe detto: “Tutto quello che ho imparato, lo devo al mio liceo”») ma curioso di natura, García Márquez iniziò la sua carriera, squattrinato («gli prestavano il sapone per lavarsi»), come apprendista giornalista; in questo senso la graphic novel pone l’accento sulla sua innata costanza e voglia di fare – «dormiva di giorno e lavorava di notte per guadagnare qualche soldo. Imparava pazientemente il mestiere» –, caratteristiche che lo avrebbero portato a scrivere il suo primo romanzo («gli mise come titolo La casa e l’ambientò in un ardente villaggio della costa, in una casa grande con dei nonni. Stava cominciando a narrare il suo passato»).

Apprezzato come figura pubblica e applaudito anche da quanti non condividevano le sue posizioni politiche – fu amico intimo del dittatore Fidel Castro, che lo definì «uno dei grandi idealisti del nostro tempo», ma anche simpatizzante del regime di Chavez in Venezuela e strenuo avversario dei mercanti di droga e morte della sua Colombia – García Márquez ha dato alle stampe romanzi memorabili come Cent’anni di solitudine, L’autunno del patriarca, Cronaca di una morte annunciata, L’amore ai tempi del colera, Il generale nel suo labirinto, e la godibile graphic novel Gabo si propone di sostare proprio dove la vita dello scrittore e la sua opera finiscono per coincidere e sovrapporsi. Impossibile scinderle.

Info: www.tunue.com

Articoli correlati