Akram Zaatari e la sua archeologia della natura umana

Al Salt Beyoğlu di Istanbul una grande personale dedicata alla ricerca dell’artista libanese

Salt Beyoğlu, una delle gallerie più attive e stimolanti nel cuore di Istanbul, apre, o forse è il caso di dire spalanca, le porte al celebre artista libanese Akram Zaatari. Una panoramica incisiva e completa che sarà ospitata fino al 15 Febbraio 2015 negli enormi spazi della galleria. Un percorso che si snoda tra tematiche differenti, ma sempre con un unico filo conduttore: la ricerca archeologica sulla natura umana. La potenza dei lavori di Zaatari è racchiusa nei particolari, nella delicatezza dei gesti e nell’attenzione, a volte maniacale, che accompagna ogni sua ricerca. Tre piani, tre tematiche e una successione infinita di immagini e suggestioni. Poche, ma chiare, sono le linee guida da seguire per approcciarsi al lavoro dell’artista libanese: sensibilità, culto dell’oggetto e guanti bianchi. The end of time, più che un semplice video è una documentazione visiva di una coreografia sull’amore e sulla sua ciclicità. Una danza che coinvolge sentimenti e consapevolezze spesso faticosi da affrontare. Una danza capace persino di porre l’accento sul valore effimero degli oggetti di cui amiamo circondarci. Con la stessa potenza l’artista continua a parlarci di noi anche nella sua istallazione a dodici canali Another Resolution. Così come Dieter Roth raccontava l’antropologia umana attraverso l’urbanistica (Reykjavik Slides), così Zaatari mette a nudo il linguaggio del nostro corpo in uno studio minuzioso, e a tratti inquietante, sulla figura umana e sul suo stare al mondo. In Beirut Exploded Views lo spettatore immerso sin dal primo fotogramma in una realtà surreale, si accorge di essere seduto su un comodo divano museale solo nel momento in cui, a far capolino in una città distrutta come Beirut, giunge la nostra tecnologia. Una tecnologia pronta a invadere realtà che dovrebbero esserne scevre. Una tecnologia che, prepotente e tremendamente vuota, affascina e imprigiona chi non ha più nulla con cui distrarsi. L’artista è in grado di focalizzare l’attenzione, con la stessa meticolosità, sui più piccoli dettagli, siano essi parte di una vita post apocalittica come quella dei ragazzi di Beirut, siano essi relativi alla schematicità di un archivio fotografico.

Ed è proprio in On Photography, People and Modern Times che la riflessione sulla memoria riesce a toccare le corde più delicate della sua ricerca. Una raccolta di interviste a collezionisti e amatori di fotografie, i quali, parlando dei loro scatti, raccontano la loro vita e i loro attimi di gioia passati. Osservare la realtà mediorientale attraverso gli occhi nostalgici di queste persone non può che sfociare in un’intensa riflessione sociale e umana. Un meticoloso gusto estetico rende poi le riprese a doppio canale un documento affascinante e curioso. Ogni opera, ogni video, ogni concetto sul quale l’artista libanese focalizza la sua attenzione rivela una delicatezza profonda. Una delicatezza che ama vestire i panni di un’apparente semplicità e che grazie a questa sua virtù riesce ad essere più incisiva di mille manifesti. Una mostra che riesce in maniera magistrale ad essere ampia, esaustiva e al contempo toccante e coinvolgente.

Dal 2 Dicembre al 15 Febbraio, Salt Beyoğlu, Istanbul, www.saltonline.org/en/home

 

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