Il concerto di Villa Massimo

Assistere a una performance musicale significa lasciarsi cogliere dalle onde dei suoni mentre si propagano nello spazio. L’ascoltatore non recepisce passivamente, ma è chiamato in causa da coprotagonista, in un dialogo costante con le vibrazioni che attraversano la sala. È per questo che nel consueto concerto natalizio dell‘Accademia Tedesca Roma Villa Massimo la cura rivolta al nesso profondo tra spazio e suono non è mai affidata al caso. Il pubblico dell’Auditorium Parco della musica ha così ascoltato l’esibizione dell’Ensemble Modern da una prospettiva insolita. Si è ritrovato sul palco insieme ai musicisti, immerso in un’oasi sonora, delimitata con appositi pannelli che la isolassero dalla restante superficie della platea nella Sala santa Cecilia.

L’orchestra di Francoforte, formata da venti solisti di nazionalità diverse, è un’eccellenza mondiale nell’ambito della Nuova musica e sotto la direzione di Franck Ollu ha eseguito un programma in sintonia con la vocazione dell’Accademia tedesca a valorizzare il patrimonio culturale in funzione di un costante investimento su ricerca e progresso. Il concerto inizia con brani del repertorio tradizionale rivisti da un compositore contemporaneo. Quest’anno è stata la volta di due adattamenti di Salvatore Sciarrino: Adagio, dalla Sonata bwv 1029 di J.S. Bach originariamente composta per viola da gamba e Adagio di Mozart, riscrittura per sei strumenti di una dolcissima composizione per glassarmonica. La poetica compositiva di Salvatore Sciarrino è già un faro per le generazioni più giovani e i due adattamenti mostrano come la sua sapienza strumentale possa far brillare di luce nuova due classici della storia della musica. Sempre di Sciarrino i maestri dell’Ensemble modern hanno eseguito Introduzione all’oscuro, composizione del 1981 che suggerisce le epifanie dell’interiorità che emergono dall’esperienza acustica, allargando la visione a una ricerca dell’altrove. In Wunderblock di Robert HP Platz tre composizioni di norma eseguite autonomamente sono state riproposte insieme, come fossero il contrappunto interno di un unico brano, o i pezzi che compongono un gioco per bambini.

Immancabile, come ogni anno, l’ascolto di lavori dei due vincitori della borsa di studio dell’Accademia, il più importante riconoscimento conferito ai compositori tedeschi all’estero. Per cominciare Überall ist Wunderland di Hanna Eimermacher, adattamento in prima assoluta per l’Ensemble Modern. «Nei lavori della compositrice il gesto diventa suono- dice il Maestro Nicola Sani, consulente artistico dell’Accademia- e la disposizione degli strumenti nello spazio diventa dialettica. Dunque il suono è gesto, movimento e poi di nuovo suono, nel ritorno a quell’elemento che genera la vibrazione, che non necessariamente è uno strumento tradizionale, ma può essere qualunque cosa della nostra quotidianità». A chiudere il concerto è stata la prima assoluta di Runaround per quartetto di ottoni ed ensemble di Vito Zuraj, esempio luminoso di come tempo e spazio siano dimensioni complementari nel costruire un discorso musicale. Il rigore della struttura nasce dall’elaborazione di una microcellula compositiva che si sviluppa in una serie di linee di tensione che rimandano l’una all’altra. Nel suo saluto Joachim Blüher, direttore dell’Accademia Tedesca, ha ricordato che l’alta qualità del concerto di fine anno è frutto anche della virtuosa collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che da dieci anni ospita l’evento all’Auditorium.

 

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