Avevo dei princìpi

La vita professionale di ogni artista è scandita da un principio, un’evoluzione e un punto di arrivo. Se quest’ultimo non è dato conoscerlo (potrebbe coincidere con la morte dell’artista o con la decisione di non dedicarsi più all’arte), i primi due elementi, al contrario, possono essere analizzati per definirne stile e poetica. Ma i princìpi non sono soltanto gli esordi, sono anche i valori che un artista trasferisce alle proprie opere, princìpi che, possono ugualmente cambiare, evolversi e, nella peggiore delle ipotesi, lasciare il posto agli interessi, scaturiti dalla necessità di emergere e di perseguire obiettivi economici, più che morali. La mostra Avevo dei princìpi, organizzata dal collettivo Anonimartisti e dall’associazione No title Gallery, parte dal presupposto che per capire le opere di un artista non si possa prescindere da quelli che sono stati i suoi primi passi, i primi segni che ha lasciato al pubblico, che aiutano a capire quelli che erano i suoi valori, i suoi ideali e a mostrare come questi sono cambiati. «Il percorso che abbiamo intrapreso – spiegano gli artisti del collettivo – è nato da una riflessione sull’arte nel suo significato più ancestrale e su come riportare l’artista al suo istinto primordiale, a quel momento in cui ha sentito la necessità di lasciare un segno, nel cercare o creare un supporto sul quale trasfigurare il proprio essere, in cui tecnica e contenuti, in simbiosi, hanno contribuito alla formazione dell’artista stesso».

Un percorso espositivo dinamico, quello allestito all’Area 35 art factory che mette in relazione le prime opere di ogni artista, 14 in tutto, che rappresentano simbolicamente il punto di partenza della loro formazione creativa con la loro produzione più recente, in modo da riuscire a tracciare un percorso chiaro e definito di quella che è stata la loro evoluzione e, in generale, la strada che ognuno di loro ha deciso di imboccare. «C’è un punto in cui l’opera diventa arte per il suo autore – affermano gli artisti del collettivo – a questo seguono molti altri punti che segnano il percorso evolutivo di ogni artista. E poi c’è un punto in cui bisogna fermarsi e guardare indietro per andare avanti». E guardando indietro ci sono fotografie, dipinti, sculture, installazioni e video, ciascuno dei quali costituisce un riferimento di ciò che un artista era e ciò che è diventato. Gli artisti in questo modo si mettono a nudo, esponendosi oltre che all’osservazione del pubblico, anche alle eventuali critiche e ai giudizi. «Lo scopo della mostra – aggiungono gli artisti – è quello di creare uno spazio concreto, in cui proporre un’arte senza alcuna aura criptica. Porre dinanzi allo spettatore la figura dell’artista e del suo operato in una interpretazione più semplice e genuina, contrapponendo due lavori dello stesso autore che rappresentino al meglio l’inizio e l’attuale». Gli artisti in mostra del collettivo Anonimartisti sono: Alan Zeni, Alessandro Minoggi, Drunkenrabbit, Francesca Lolli, Mattia Barf Carne, Marcella Savino, Lele de Bonis, Matteo Suffritti, mentre quelli del No title Gallery: 108, Luca Bortolato, Matteo Ceccotto, Dellaclà Dellaclà, Diego Knore, Maurizio L’Atrella.

Dal 12 al 21 dicembre, Via Vigevano 35 Milano, Info: www.anonimartisti.it

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