Sette anni a scandagliare le cavità inesplorate del contemporaneo. Per cercare un’alternativa. Senza seguire una strada retta, abbiamo percorso deviazioni il più delle volte fortunate. Anche quest’anno, come i sei precedenti, il Talent prize segue questo percorso. Quindici artisti: un vincitore, nove finalisti, cinque premi speciali e l’Atelier Wicar i protagonisti della mostra che dal 14 al 29 novembre è ospitata alla Casa dell’Architettura e ai quali abbiamo interamente dedicato il nostro prossimo numero. Ve li presentiamo brevemente, uno al giorno, in modo che anche voi possiate giudicare ciò che abbiamo trovato nelle nostre deviazioni. Perché si sa, non c’è retta via senza un’alternativa.
Il binomio ferro e solidità appare indissolubile: se però il metallo diventa filo che ricama lo spazio, ciò che rimane è una fragilità che stupisce. Roberto Fanari, in Appello utilizza il filo di ferro cotto, permettendo alla leggerezza dell’aria di scavare vuoti e pieni nella corazza del materiale. La leggerezza è solo apparente, le sculture sono pesanti, solide ma disincarnate. Quattro bambini stanno seduti sui loro banchi, lo sguardo non è rivolto all’osservatore che, grande tra i piccoli, si ritrova seduto in cattedra. I bambini sono presenti, ma i loro pensieri si dirigono altrove: i corpi ricamati dal filo di ferro che nei volti si fa più sottile sembrano sull’orlo di animarsi, liberandosi dalla costrizione fisica a cui lo stare seduti li obbliga. L’artista, da un paio di anni, fa un lavoro analogo a quello della modellazione tridimensionale: prima la struttura, poi i dettagli, in un equilibrio perfetto dove l’immobilità ferrosa scompare e rimangono i fantasmi dell’infanzia. (Testo delle curatrici della mostra, Alexandra Russi e Arianna Ioli)
Per tutti gli artisti del Talent Prize 2014