Segantini ritorna a Milano

Con la maestosa retrospettiva di Giovanni Segantini a palazzo Reale aperta al pubblico fino al 15 gennaio, Milano ripesca dall’oblio un artista che mai come in questo momento storico avrebbe potuto svelare i suoi tesori dipinti. Più che un ritorno a Milano si tratta di una vera e propria apparizione dell’artista al XXI secolo, che mancava dalla città dal lontano 1984. Recuperare 120 opere di Segantini da ben undici Paesi diversi non sarebbe stato possibile tuttavia senza l’autorevolezza curatoriale di Annie-Paule Quinsac, il supporto di Diana Segantini e una collaborazione tra pubblico e privato senza precedenti.

Teso tra due universi opposti, tra la frenesia cittadina da un parte e il misticismo d’alta quota dall’altra, Segantini rappresenta un artista bohémien di frontiera, un outsider non solo dal punto di vista culturale ma anche geografico. D’altronde, come afferma la curatrice: «Segantini si sentiva appartenere contemporaneamente a due mondi: la Svizzera era la patria delle emozioni, Milano la sua patria intellettuale». Attraverso le correnti artistiche all’epoca attive a Milano, Scapigliatura, Simbolismo e Divisionismo, Segantini ha conosciuto un’Europa allo stadio embrionale e l’ha portata con sé negli spazi sconfinati ed eterei delle valli svizzere. «E’ estremamente significativo offrire ai cittadini una grande retrospettiva di Segantini – spiega l’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno – proprio durante il semestre di Presidenza Italiana dell’Unione Europea, durante il quale Milano conferma il proprio ruolo di capitale internazionale dell’arte e della cultura». La drammaticità del concetto stesso di confine, le angosce e le contraddizioni di un’epoca e la propensione a guardare oltre sono aspetti che formano la produzione dell’artista e che lo rendono un preludio perfetto all’appuntamento dell’Esposizione Universale del 2015 sulla quale gli occhi del mondo intero sono puntati. Quinsac ha voluto disporre le opere dell’artista secondo un’evoluzione narrativa e le ha suddivise in otto grandi sezioni.

Segantini appare in tutta la sua poliedricità e maestria nell’utilizzare il colore ora per modellare il volto di una donna, come in Petalo di rosa, ora per raffigurare un cesto di frutta. L’abilità con cui il pittore si muove tra realtà e suo superamento sfida costantemente la capacità di discernimento del visitatore, che non fa in tempo ad apprezzare la fedele rappresentazione del dipinto senza che cominci a porsi domande riguardo a ciò che esso in verità voglia comunicare. La mostra offre un’esperienza multisensoriale a chi si muove al suo interno, dove lo sguardo si perde lontano tra i paesaggi ora innevati del Naviglio sotto la neve ora aridi e bucolici di Alla stanga. È tuttavia con i dipinti del periodo svizzero, di cui un esempio è Primavera sulle Alpi, che si può parlare di una vera e propria rottura della quarta parete: l’uomo resta solo di fronte all’immensità delle montagne impallidite dalla neve, ma ciò non lo spinge ad arrendersi di fronte all’infinito nel senso leopardiano del termine. Al contrario, l’uomo viene a identificarsi con la natura, in un processo di unificazione di finito e infinito e di superamento dei confini cognitivi e geografici.
Dal 18 settembre al 18 gennaio, Palazzo Reale, piazza Duomo; info: www.mostrasegantini.it