Intervista con Giorgio Bartocci

Roma

Dietro le scelte stilistiche di un artista si celano percorsi intricati modulabili a seconda delle proprie inclinazioni espressive, delle proprie suggestioni a cui viene educata la vista. Giorgio Bartocci è uno street artist poco convenzionale, figlio d’arte (un padre maestro della grafica e dell’oreficeria). Bartocci si forma in una realtà poliedrica che declina nel suo linguaggio composto da uomini oscuri, ombre presenti in una realtà difforme. La sua pittura è generata dall’istinto, da movimenti fluidi che accompagnano lo sguardo in una sorta di danza atavica che innesca la sensazione di trovarsi all’interno di un ciclo vitale. L’artista inaugura oggi il suo intervento presso la -1 Art gallery, lo spazio espositivo ideato da Giorgio de Finis nei sotterranei della Casa dell’Architettura di Roma, un luogo che negli ultimi anni ha visto avvicendarsi diversi urban artist che hanno creato una sorta di stratigrafia contemporanea dal momento in cui ogni lavoro è stato cancellato per poter ospitare il successivo. Giorgio Bartocci conclude il ciclo della -1 Art gallery con la sua opera intitolata Principia dove l’artista ripercorre a ritroso la genesi del suo stile. Abbiamo intervistato l’artista in occasione dell’apertura al pubblico di Principia cercando di comprendere la sua personale visione in merito al clamore mediatico che sempre più spesso investe la street art.

È inevitabile parlare di un boom mediatico che sta investendo il fenomeno della street art, se ne parla molto, forse anche in maniera inflazionata, e assistiamo all’emergere di un bacino d’utenza che difficilmente si accosta al contemporaneo, forse anche per la difficoltà di certe espressioni, ma che vede nell’arte urbana un vocabolario d’impatto e facilmente decifrabile. In questi ultimi anni spesso il fenomeno ha rappresentato un prodotto pubblicitario ad uso e consumo delle gallerie che hanno tessuto strette relazioni con questa corrente artistica. Cosa pensi in merito a quanto sta accadendo? «La connessione che si sta tessendo tra gallerie e street art viene vista dall’esterno con un’ottica accostabile al marketing. Credo semplicemente che ci sia un maggiore interesse da parte dei galleristi grazie anche ad un target più esteso di pubblico e ad un linguaggio comunicativo diretto e d’impatto che comprende anche le tematiche sociali. Dall’inizio del 2000 la street art ha generato la capacità di relazionarsi con un nuovo emisfero creativo. In Italia esistono differenti realtà, vi sono street artist nati in seno alle gallerie ed altri che prediligono un’impostazione più underground».

Dunque la connivenza con le istituzioni, sia pubbliche che private, non snaturalizza il fenomeno? «Credo che la collaborazione tra street art ed istituzioni generi un aumento della qualità e della comunicazione. La convivenza tra enti e la libertà del movimento in strada rappresenta uno strumento interessante per l’evoluzione del fenomeno. Un artista che lavora su di una parete di 80 metri quadri necessita almeno di tre giorni per intervenire, in una situazione illegale diverrebbe impossibile realizzare un’opera qualitativamente valida. Penso che da sempre esista una combine tra istituzioni, anche di matrice sociale, e il movimento urbano. Personalmente ho avuto un passato molto attivo in seno al fenomeno del lettering e del writing, tuttora mi cimento nel realizzare graffiti e non voglio essere per forza incasellato nella inutile diatriba tra arte legale ed illegale».

Principia è il titolo del tuo intervento all’interno della -1 Art gallery, come è stato il tuo personale approccio in questo luogo così suggestivo e che è stato oggetto di molteplici lavori prima di giungere a te? «Ho conosciuto Giorgio de Finis in occasione di questo intervento e la mia grande fortuna è stata giungere a Roma in un momento in cui la città è realmente coinvolta nel fenomeno della street art grazie anche ai tanti artisti internazionali che hanno lavorato all’interno di questo tessuto urbano. Non avevo mai visto dal vivo il contesto della galleria ma cercando su internet ho capito sin da subito che questo luogo mi avrebbe attratto. La mia pittura sta attraversando una fase dove cerco di ritrovare le mie origini, sto ripristinando un tratto diretto, istintivo che tenga conto anche del mio passato da writer. La cosa che mi ha affascinato di questo luogo è lavorare in sotterranea che è la più grande aspirazione per chi è cresciuto in seno ai graffiti, le curve della struttura mi hanno da subito coinvolto. Principia rappresenta il ciclo della vita nella misura in cui la realtà è per me difficile da rappresentare e non ho mai amato raffigurarla. Mi dispiace che sia il mio intervento a chiudere l’esperienza della – 1 art gallery, Giorgio de Finis mi ha chiesto chi avrei voluto dopo di me in un ipotetico passaggio di testimone, ho subito pensato ad Hitnes penso che il suo approccio sia molto in linea con gli ambienti sotterranei della Casa dell’Architettura».

Per giungere a questo segno grafico qual è stato il percorso che ha nutrito la tua educazione visiva? «Sono figlio d’arte, mio padre ha sempre alternato la grafica d’autore alla pittura e all’oreficieria. Il mio percorso di studi si è sviluppato attraverso lo studio della grafica in cui mi sono specializzato ad Urbino. Il mio stile è il frutto e la conseguenza di molteplici interazioni, ogni elemento, compreso l’aver iniziato a fare graffiti a 12 anni, ha contribuito a formare il mio percorso espressivo».

Sei un artista che lavora anche al di fuori del contesto street penso ad esempio al tuo ultimo lavoro grafico per la copertina del recente album della rock band I giardini di Mirò, come ti approcci, in questo caso, al medium creativo? «L’album dei Giardini di Mirò riguarda la sonorizzazione di un vecchio film intitolato Rapsodia Satanica di Nino Oxilia che fu oggetto di numerose censure. La band è riuscita ad illustrare con i suoni le immagini delle pellicola donando nuovo colore al film. In questo caso, come quando opero su tela, non ho utilizzato la pittura ma prediligo cimentarmi in color collage e mixed media. La pittura è qualcosa che riguarda il mio approccio su parete che è totalmente differente dal resto della mia produzione».

Se dovessi pensare ad un obiettivo, cosa vorresti raggiungere attraverso la tua arte? «La libertà di poter destinare la totalità del mio tempo all’arte».

Vernissage 12 settembre, ore 18.00 alla -1 Art gallery, piazza Fanti 67, Roma
Info: www.casadellarchitettura.it

 

 

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