Due portoghesi all’Hangar

Nello spazio milanese Pirelli Hangar Bicocca si può ammirare fino a ottobre la grande mostra retrospettiva degli artisti João Maria Gusmao e Pedro Paiva curata dall’artistic advisor Vicente Todolì. La grande installazione caleidoscopica progettata per lo spazio dello shed è composta da trentacinque film brevi muti su pellicola (sia 16mm che 35mm), un medio metraggio e tre camere oscure. Il messaggio che gli artisti vogliono dare del loro lavoro appare immediatamente chiaro ed evidente appena si entra nello spazio espositivo: ad accogliere il visitatore il retro di una parete, per non dare chiavi di lettura a priori dei loro film; nessun suono ad esclusione dei proiettori in funzione; una stanza buia che costringe le persone a prendersi il tempo necessario ad abituarcisi.

Tralasciato il primo senso di spaesamento, il visitatore viene guidato dalle immagini provenienti dai vari film brevi degli artisti, immagini che emergono dall’oscurità come delle sculture o dei sogni. Un pappagallo in volo, giochi di luce sulla tela, lo scorrere dell’acqua e ancora, triangoli che si trasformano in quadrati, un uovo che girando su se stesso diviene luna e bulbo oculare allo stesso tempo. La cinepresa indugia su particolari della realtà apparentemente insignificanti quasi ad esprimere la loro vera essenza o, attraverso metafore e giochi di luce, prova a ricreare sensazioni ed emozioni impossibili da descrivere a parole. L’impotenza del logos, nella ricerca dei due artisti portoghesi, rimanda ad una riflessione più profonda sull’incertezza dell’uomo in relazione ai fenomeni naturali che per spiegare eventi incontrollabili e inevitabili tende a ricreare delle narrazioni in negativo o ad usare analogie. Punto di partenza per l’approfondimento di queste tematiche è il testo letterario di Victor Hugo L’uomo che ride, fondamentale per la costituzione del corpus di film che i due artisti di Lisbona hanno creato soprattutto dal 2003 al 2006 e denominato Eflúvio Magnético. L’uomo è osservatore irreale di una realtà caotica; le immagini in slow motion, girate con una high speed camera in grado di impressionare circa 3000 fotogrammi al secondo, ribaltano la visione antropocentrica della realtà in favore di una osservazione più profonda e attenta degli aspetti della vita. È così che una mosca diviene il perno per bilanciare un’assicella di legno in equilibrio su un piedistallo, o che due ragazzi affetti da strabismo, unico pubblico di una partita di ping pong, siano la trasposizione in immagini della Patafisica o Scienza delle soluzioni immaginarie descritta da Alfred Jarry nel 1898.

Chiude la mostra il medio metraggio Papagaio, un unicum all’interno del corpus artistico di Gusmao e Paiva che sin dal 2001 hanno lavorato a film brevi. In occasione della mostra alla Fondazione HangarBicocca, i due artisti si sono recati per la seconda volta nell’isola della Guinea Africana, São Tomé e Príncipe, ex colonia portoghese, per girare alcuni film tra i quali, appunto, Papagaio. Della durata di 43’ circa, il film riprende la scena di un rito animista che comprende danze e banchetti che culminano in uno stato di trance collettivo. Il sogno, i déjà vu, lo stato di trance, immagini reali e irreali allo stesso tempo, sono anche rappresentati all’interno delle tre camere oscure che, riprendendo il principio classico delle camere ottiche, offrono proiezioni che rimandano ad una meta realtà tutta da scoprire e da vivere.

Fino al 26 ottobre, Hangar Bicocca, Via Chiese 2, Milano; info: www.hangarbicocca.org

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