Ecco come cambia il Mibac

Roma

Una riforma coraggiosa, dirompente e organica. Il ministero dei Beni e delle attività culturali cambia volto, dopo anni di pressioni in tal senso da parte di molti addetti ai lavori, che chiedevano una maggiore attinenza dei dipartimenti e una più snella burocrazia amministrativa. Detto, fatto. Il nuovo ministro Dario Franceschini da quando si è insediato a oggi, con questo altro colpo messo a segno, sta imprimendo al comparto culturale una spinta decisiva verso un futuro che, a questo punto, si annuncia più promettente e intrigante. Non solo. La nuova riforma introduce nel complesso organigramma del dicastero anche una direzione generale dedicata alle arti contemporanee e alle periferie, coerentemente con la promessa fatta dal ministro in occasione della presentazione del restyling della collezione Farnesina, poco più di un mese fa, quando aveva manifestato ufficialmente la sua intenzione di volere promuovere la vitalità e il fascino di questo particolare segmento del patrimonio culturale italiano.

Ma vediamo, più nel dettaglio, come cambia l’organizzazione di quello che molti considerano uno dei ministeri più strategici della Repubblica italiana.

MUSEI
Nasce la nuova direzione generale Musei (che include anche la vecchia direzione per la Valorizzazione) che avrà la funzione di attuare politiche e strategie di fruizione a livello nazionale, favorire la costituzione di poli museali anche con regioni ed enti locali, svolgere i compiti di valorizzazione degli istituti e dei luoghi della cultura, dettare le linee guida per le tariffe, gli ingressi e i servizi museali. La riforma prevede poi di conferire a 20 musei la qualifica di ufficio dirigenziale riconoscendo così il massimo status amministrativo ai musei di rilevante interesse nazionale. Vengono creati, poi, dei poli museali regionali, articolazioni periferiche della direzione generale musei, incaricati di promuovere gli accordi di valorizzazione previsti dal codice e di favorire la creazione di un sistema museale tra musei statali e non statali, pubblici e privati.

ARTE CONTEMPORANEA
Per riconoscere piena dignità all’arte e all’architettura contemporanee e alla riqualificazione delle periferie urbane è prevista un’apposita direzione generale. Si chiama Arte e architettura contemporanee e periferie urbane e si occupa della promozione del contemporaneo promuovendone la qualità e partecipando direttamente all’ideazione di opere pubbliche, anche fornendo indicazioni per la loro progettazione.

EDUCAZIONE E RICERCA
Per questa voce il pacchetto normativo ha previsto la creazione di una direzione specifica, che si occupi di rafforzare le sinergie con il ministero dell’Istruzione e il Cnr. Obiettivo: rafforzare le attività di studio, formazione e ricerca delle strutture periferiche, in particolare delle Soprintendenze, anche mediante convenzioni con le università, le scuole e gli istituti di formazione.

DIREZIONI REGIONALI
Diventano segretariati regionali gestiti da dirigenti di seconda fascia con funzioni di coordinamento delle altre soprintendenze. Secondo la riforma, poi, la collegialità delle decisioni sul territorio è rafforzata, in quanto il comitato di coordinamento regionale, presieduto dal segretario regionale e composto dai soprintendenti, diviene il luogo in cui sono assunte le decisioni un tempo adottate dalla direzione regionale, come la dichiarazione e la verifica di interesse culturale.

SOPRINTENDENZA BELLE ARTI E PAESAGGIO
Nasce una Soprintendenza unica che accorpa quella dei beni storico artistici e quella dei beni architettonici e del paesaggio. La nuova struttura farà riferimento a una sola direzione generale che assume lo stesso nome: Belle arti e paesaggio.

ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Franceschini ha specificato: «Sono settori che intendo valorizzare». L’amministrazione dei beni archivistici viene razionalizzata, prevedendo che i direttori degli archivi di Stato delle città capoluogo di regione, tutti dirigenti di seconda fascia dipendenti dalla direzione generale centrale archivi, svolgano anche le funzioni di sovrintendente archivistico, avvalendosi dei direttori degli archivi di stato non dirigenziali, che conservano piena autonomia tecnico scientifica.

La riforma si inserisce in un quadro complessivo di spending review. La riorganizzazione, infatti, propone il taglio di 37 dirigenti totali.

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