La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma si tinge di un elegante e rigoroso contrasto bicromo ospitando Marcello Morandini, arte architettura design, a cura di Mariastella Margozzi. Circa 100 opere raccontano l’intero viaggio artistico progettuale di Morandini, in una rassegna che snodandosi attraverso un percorso tematico sottolinea i nuclei da cui poi si sono sviluppati i progetti. Dai lavori realizzati negli anni sessanta, come sperimentazioni del campo geometrico d’azione, a quelli più vicini ai giorni nostri, dialoganti con la dimensione architettonico-spaziale o con quella estetico-funzionale del design oggettuale. «Arte come conoscenza e arricchimento culturale; architettura come habitat e utopia; design come ergonomia, funzione ed identità. Insieme di esperienze visive e lavori ambientali, nati progressivamente negli anni in campo internazionale, in parte già esposti in molti musei europei e qui coordinati in un percorso espositivo nuovo e sorprendente», dichiara Morandini.
I lavori dell’artista trovano sfogo in calibrati effetti ottici dove il perfetto equilibrio tra varietà e uniformità si sposa con la sperimentazione delle diverse scale dimensionali. Se i colori primari contraddistinguono i pezzi di design è l’alternanza del bianco e del nero la sua cifra stilistica: torsioni, flessioni, rotazioni, spirali, sviluppi verticali e circolari che poi diventano oggetti-scultura e infine architetture futuristiche. Le forme grafiche bidimensionali dell’artista s’impadronisco dello spazio divenendo volumi che oltrepassano i propri limiti fisici in quanto depositari di una coscienza creativa pulsante. Questa inesauribile ricerca si traduce in soluzioni geometriche dinamiche in cui la complessa struttura formale viene esaltata. Morandini ha sempre cercato una personale linea di ricerca, «in qualche modo pure vicina a quelle condotte dai gruppi cinetico-programmati, da Mari, da Alviani, ma sostanzialmente unica, originale e tesa fin dal principio e senza soluzione di continuità, alle estreme conseguenze» spiega Margozzi.
Fino al 28 settembre, Gnam, viale delle Belle Arti 131; info: www.gnam.beniculturali.it