Tinto Brass in mostra

«Ognuno è il culo che ha!», aveva detto a Daniele Luttazzi in un’intervista del ’99 e d’altronde non ha mai tenuto segreta la sua passione/ossessione per i fondoschiena, specie se ben torniti, di cui ha sempre ironicamente ricondotto l’origine al suo cognome, definendosi un Ass man. Ha passato interi anni della sua vita a inquadrarli, perchè essi non sanno mentire e in essi, sostiene, è racchiusa l’anima di una persona. Un po’ poetico, con un sigaro in bocca in pose hitchcockiana e un po’ pappone, alla Hugh Hefner di Playboy, Tinto Brass è considerato comunque un’istituzione nella storia del cinema. Amato e apprezzato più in Francia, dove per alcuni anni lavora come archivista alla Cinematheque Française di Parigi e, come sostiene il regista, snobbato in Italia, è ora ospitato allo Iulm di Milano per una retrospettiva, curata dallo stesso regista e da Caterina Varzi, nell’ambito della XV edizione del Festival La Milanesiana Letteratura Musica Cinema e Scienza, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi.

Sebbene oggi, nonostante le critiche gli piovano ancora addosso, sia innegabile la sua fama, negli anni ’60 e ’70 non era così: «in Italia i miei film non venivano compresi, perché utilizzavo il modo di raccontare della Nouvelle Vague. Così decisi di inventare un nuovo genere». Quella svolta arrivò con La chiave, film di grande successo che segna nella sua filmografia uno spartiacque tra primo periodo impegnato e periodo erotico. Film al limite tra questi due generi, la Chiave racchiude in sé tutte le ossessioni erotiche che l’anno scorso il film di Massimiliano Zanin ha ben rappresentato col termine Istintobrass. L’esposizione milanese, allestita da Luca Volpatti, si concentra sulle fasi di realizzazione di alcune delle più famose pellicole del maestro del cinema erotico made in Italy, a cominciare dai dietro le quinte condivisi con attori come Peter O’Toole e Gigi Proietti, Franco Nero e Vanessa Redgrave. In soli 26 scatti viene raccontato l’erotismo colto di Brass che, trattato sempre con raffinatezza, ha contribuito alla demolizione di tabù sociali e filmici, rendendo popolari attrici come Francesca Dellera, Claudia Koll, Debora Caprioglio, Serena Grandi, Anna Ammirati, oppure rilanciando le carriere di interpreti femminili come Stefania Sandrelli. Montaggio accurato, ambientazioni ricercate, caratterizzazione dei personaggi, hanno reso celebri i film di Tinto Brass, che non è mai voluto venire a compromessi, rifiutando le censure che gli venivano imposte.

Fino al 10 luglio, Iulm, Via Carlo Bo, 1, Milano, info: www.iulm.it

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