Chi visita It’s my way, personale dell’artista italo-tedesca Epvs, al museo Carlo Bilotti, vive qualcosa in più che il semplice scorrere opere d’arte in una postura di passiva visione. Epvs, in sinergia col curatore Gianluca Marziani, concepisce l’evento espositivo come vero e proprio percorso, in cui chiamare in causa risorse emotive e cognitive degli avventori, che interpretano ogni tappa a modo loro, secondo ricordi personali e moti d’animo. Il tratto inconfondibile dell’artista appare già lungo il viale di villa Borghese che porta al museo nell’Aranciera, noto per custodire la preziosa collezione donata dall’imprenditore Carlo Bilotti, tra cui lavori di Giorgio De Chirico, Andy Warhol, Giacomo Manzù o Mimmo Rotella. Sulla facciata esterna del palazzo spicca infatti Bondage, che con ironia propone una serie di cuscini gonfiabili, letteralmente imbrigliati sugli angoli, quasi fossero ornamenti di immaginari capitelli. I colori sono sgargianti perché i gonfiabili hanno riprodotti dettagli in macro di fotografie floreali. La tinta magenta è ricorrente nel percorso, come in Bubbling 4 you, tra le creazioni più note di Epvs: grandi palloni, già protagonisti di eventi artistici in cui i visitatori erano invitati a percorrere spazi interamente cosparsi di gonfiabili.
Allora ammirare Epvs diventa un’esperienza, perché, attraversando la sognante distesa di leggere sfere in gomma, ognuno ha la possibilità di associarvi le sensazioni che vuole. C’è chi ne esce inebriato, chi inibito, chi percepisce il senso di pienezza che si prova nuotando nell’utero materno, o chi, semplicemente, riscopre la gioia spensierata del gioco. Nel caso del useo Bilotti l’opera si adatta empaticamente allo spazio che la ospita e i palloncini svettano sospesi sopra alle tele di De Chirico, in un surreale dialogo tra artisti attraverso il tempo. «Tutto è pieno e niente è vuoto – dice l’artista – con le mie creazioni sento fisicamente quanto lo spazio sia consistente, anche nella stessa solidità molecolare dell’aria»: la prova di come a sua arte, all’apparenza ludica, trovi la sua vera ragion d’essere in una ricerca prettamente concettuale. «Creare è dare forma al proprio destino», recita Tribute, il cubo in ferro che, grazie alla tecnica dello stencil, porta scritte in ogni lato parole illuminanti di Albert Camus, uno degli autori che segnano la svolta decisiva di Epvs. Come anche: ”non essere amati è una semplice sfortuna, la vera disgrazia è non amare”. Frasi che diventano un punto di non ritorno nella coscienza di chi le legge, in una presa in carico del vivere con ogni intima fibra e facoltà.
L’artista, scegliendo queste citazioni, invita a una vitalità senza compromessi, sempre consapevole e vigile. La mostra si snoda anche nel terrazzo panoramico dell’Aranciera. It’s my way è la creazione più recente e traccia un sentiero lungo il pavimento, in cui torna il rosa, colore che secondo la cromoterapia esprime femminilità e reciproco bisogno di dare e riceve tenerezza. Seguendo la rotta si arriva accanto a Mikado, una gigante riproduzione in ferro dell’antichissimo gioco d’abilità e pazienza d’origine cinese, altrimenti detto Shangai. A far da contrappunto alla leggerezza ludica del Mikado è il massiccio materiale prescelto. L’insegna luminosa In-stallazione attesta la riflessione sull’origine delle parole, sempre a fondamento delle idee. Inizio e fine del percorso, come nella vita, sono legati: si parte con Tower, scultura di cubi modulari che accompagna la rampa d’ingresso e ricorda le costruzioni dei bambini; si conclude con Pink soul, un drappo rosa che copre il finestrone del museo Bilotti, in cui a giocare è la luce, coi suoi imprevedibili riflessi. È la passione, che tinge dei propri colori tutto ciò che tocca. La mostra è visibile fino al 14 settembre, ma, considerando il riscontro entusiasta di critica e visitatori, non si esclude la possibilità di una proroga.
Fino al 14 settembre; museo Carlo Bilotti, viale dell’Aranceria; info: www.museocarlobilotti.it