Gli artisti di Villa Massimo

Roma

L’impressione che si ha passeggiando tra gli studios dei borsisti dell’Accademia tedesca a Villa Massimo, a Roma, è che il livello di ricerca sia molto alto ed elaborato. Ma soprattutto, osservando il lavoro nel suo complesso, fa piacere constatare come questo centro culturale diretto da Joachim Blüher si confermi un’autorevole fucina di interessanti spunti artistici, diversi nel genere, raffinati nel linguaggio. Ieri sera l’Accademia ha accolto il pubblico per aprire gli atelier degli artisti in residenza. La tradizionale Festa dell’estate è stata un autentico e suggestivo tuffo nella massima espressione dell’arte contemporanea declinata in varie sue forme espressive, dal video alla fotografia, dalla musica all’installazione, fino alla scultura e al design. I borsisti sono gli stessi che vi abbiamo presentato poco tempo fa (per conoscerne i profili clicca qui) ma la loro sensibilità appare arricchita da questo primo scampolo di esperienza italiana, e romana in particolare. Nei lavori di molti di loro riecheggiano i riferimenti a Roma, a suo volto classico e contemporaneao allo stesso tempo, alla sua universalità e alla sua umanità, anche se non mancano intuizioni derivanti da un vissuto lontano e remoto.

La serata è stata ricca di momenti aggregativi e scandita soprattutto dalle creazioni dei borsisti. C’era di tutto, dalle video installazioni, come quelle realizzate da Eli Cortiñas e Annika Larsson. Entrambe hanno riversato qualcosa della loro residenza a Roma nella loro opera. La prima ha presentato una video installazione work in progress che trae spunto dal neorealismo italiano, incentrata su protagoniste femminili e in cui non mancano contaminazioni noir. La seconda, che ha da poco inaugurato la sua mostra Introduction al Macro, ha proiettato spezzoni del suo nuovo film Stalin 2014 ambientato nella capitale, che ne mostra un volto urbano e contemporaneo.
La video arte è la forma espressiva prediletta dalla maggior parte degli artisti in residenza a Villa Massimo. Anche Nasan Tur ha scelto questo linguaggio per la sua opera. Il suo è un lavoro dal sapore politico. In First shot mostra un’inquadratura fissa su soggetti alle prese con una pistola per la prima volta. Un lavoro di enorme impatto emotivo, dal profondo significato sociale.

Di notevole interesse anche l’opera di musica elettronica di Vito Zuraj, che ha stimolato il suo pubblico in una raffinata interlocuzione sonora. In iSlider, Odtrg e Fluctus ha letteralmente scomposto e sovrapposto suoni differenti fino a ottenere un risultato sonoro simile a un tentativo di interpretazione dello stato tra sonno e veglia. Dal suono di Vito Zuraj a quello di Hanna Eimermacher, che ha presentato la composizione Überall ist Wunderland con una esibizione video che nasce dalla collaborazione fra 23 musicisti, fino alla letteratura insolita proposta dal poeta Oswald Egger, che con i suoi Versi vernacolari ha proposto le sue Anastomosi e gli intagliamenti su carta dell’artista Katharina Hinsberg, o a quella dello scrittore Martin Mosebach, che ha incantato il pubblico con la lettura di alcuni brani estratti dal suo ultimo romanzo Das Blutbuchenfest (La festa del faggio pourpureo).

Interessante anche il lavoro di Jan Fabian Edler, che con l’installazione AI (Augmented Illumination) ha tematizzato l’effetto luminoso di vari display video Led offrendo una speculazione sulla fusione tra il supporto di informazione e l’elemento d’illuminazione; così come quello di Hans Christian Schink, che ha presentato un progetto fotografico, intitolato Burma, articolato in tre serie, una dedicata alle testimonianze architettoniche della Birmania, una alla prima spedizione tedesca sui fondali oceanici e l’altra all’universalità della cultura romana.

La sorpresa della serata sono state le new entry, i borsisti delle arti pratiche: il designer, già conosciuto nel jet set discografico e in quello artistico, Stefan Sagmeister, che ha presentato tre suoi celebri video If i don’t ask i don’t get, Be more flexible e Now is better; ed Emmanuel Heringer, designer dell’intreccio, che ha esposto Flechter_ei, che si è confrontato con lo spazio interno dell’oggetto per renderlo agibile.

Info: www.villamassimo.de