Enzo Gagliardino (Brandizzo, Torino, 1949) è un artista d’altri tempi. Originario della provincia torinese, spinto da curiosità e irrequietezza, ha presto deciso di partire per un lungo viaggio di formazione culturale e artistica che lo ha portato prima nelle grandi capitali dell’arte europea (Parigi, Londra e Amsterdam) e poi oltre i confini continentali, dal Sud America all’Asia, passando per l’Africa.
La sua produzione artistica, sin dai primi soggetti degli anni Settanta, trasuda di un esistenzialismo aggiornato alla fondamentale lezione di Michel Foucault, che si manifesta nella riproduzione attenta di quelli che potrebbero essere definiti quali “spazi culturali dell’angoscia”: sale d’attesa, mense, corridoi d’ospedale, palestre di pugilato e, in un secondo momento, luoghi di detenzione o letti di contenzione manicomiale. Spazi chiusi che rimandano a una visione kafkiana dell’esistenza. Spazi concentrazionari legati alla cultura dell’esclusione e della protezione della società nei confronti dei devianti, di tutti i tipi.
Il Centro d’arte contemporanea del Castello di Rivara, diretto dal gallerista Franz Paludetto, ospita il terzo e conclusivo capitolo di una trilogia di mostre che vedono protagonista Gagliardino in una nuova declinazione del disagio spaziale contemporaneo di chiara matrice novecentesca. Le tele, precise e ossessivamente dettagliate, si trasformano in muri di mattoni, che il critico e curatore Valerio Dehò definisce come «l’unità di misura della non felicità, di una condizione invalicabile dello stare al mondo senza alternative. Essere e vivere fuori con la nostalgia dell’interno e stare all’interno sognando il mondo esterno». Una condizione di irrequietezza intellettuale e sociale che persiste nell’artista nonostante la vita cosmopolita, quasi a suggerire che l’irrisolvibilità dell’esistenza umana, mai completa, sempre fuori di sé, sempre sartrianamente insoddisfatta.
Fino al 31 luglio 2014, Castello di Rivara. Centro d’arte contemporanea, Piazza Silano 2, Rivara (To); Info: www.castellodirivara.it