La scultura si sdoppia

La scultura è un’arte antica, ricca di storia ma che ha ancora molto da raccontare e da stupire e che a ragione trova seguito tra gli artisti contemporanei. Il museo Marino Marini di Firenze, con la sua interessante programmazione, si adopera da anni per dare spazio a tutto ciò che ruota intorno di ricerca e riflessione sulle possibili esperienze e modalità di interpretare e concepire oggi la scultura. Ora è la volta del ciclo espositivo Late one morning, ideato e curato dal direttore artistico Alberto Salvadori, che vede fino al 10 maggio dialogare gli artisti Luca Trevisani e Marie Lund. «Il nuovo ciclo espositivo – dichiara Salvadori – è legato a quello dello scorso anno Early one morning, titolo tratto da una delle opere fondamentali di Anthony Caro del 1962. Alla base della ricerca di questo nuovo progetto c’è sempre un’indagine costante sull’idea di scultura, anche questi due artisti inviati perseguono questa prospettiva». ll progetto Glaucocamaleo, a cura dello stesso Salvadori e Davide Giannella, è una piattaforma di lavoro che Luca Trevisani ha declinato al momento in tre varianti: un film, presentato al Festival internazionale del film di Roma nel 2013, un libro di prossima pubblicazione edito da Humboldt Books, e una grande videoinstallazione museale. L’artista danese Marie Lund inaugura Drums, prima personale in uno spazio museale in Italia, curata da Cecilia Canziani e Trine Friis Sørensen, che riunisce una costellazione di opere scultoree di matrice eterogenea.

«Il ciclo – prosegue il curatore – vede insieme due progetti molto diversi: la Lund presenta un lavoro prettamente scultoreo, veri e propri oggetti tridimensionali composti di vari materiali: un lavoro legato alla tradizione formale della scultura ma insieme anche poetico e delicato nel suo manifestarsi. L’artista ha creato così un paradosso tra il pieno e il vuoto: oggetti che hanno il pieno della materia ma rappresentano il vuoto dell’aria. Trevisani con la sua grande installazione proietta immagini che rappresentano un percorso tra l’etico e l’epopea dell’idea di materia stessa e della creazione con gli elementi fondamentali di acqua e fuoco. Glaucocamaleo è un’opera cui il mito prometeico e la presenza del dato scientifico si fondono insieme per crere una dicotomia tra quello che è l’idea di una forma della materia e il dato scientifico». L’attività biennale del museo si inserisce all’interno di un vero e proprio percorso al quale hanno partecipato artisti italiani e internazionali che con la loro ricerca hanno esplorato ciò che un tempo poteva essere definito come limite delle forme. «Il museo ha una sua vita che va al di là delle mostre, vive della sua collezione e insieme dell’attività di formazione e di didattica: un luogo fisico e intellettuale in cui succedono molte cose con una costante attenzione alla musica contemporanea e al cinema», conclude Salvadori.

Info: www.museomarinomarini.it

 

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