Paparazzi!

La mostra Paparazzi! Al museo Metz Pompidou costringe a rivedere la definizione di fotografia e quando questa può essere definita o meno arte. L’esposizione francese getta un occhio su un campo ambiguo che trova solo termini sfuggenti per definirlo. Sono 600 le immagini presentate che raccolgono, dal 1910 fino ad oggi, tutto il superfluo che il mondo ha accumulato in questo secolo. Personaggi famosi, re, regine, presidenti nudi, rockstar, registi e tutto quello che vale la pena di immortalare (e quindi condividere) in un momento quotidiano perché privilegio riservato a pochi e con la fotografia regalato a molti, a tanti, forse a troppi che trasforma la normalità di una persona in uno spettacolo, in un dietro le quinte del grande show. E in effetti a ben vedere un bravo paparazzo diventa un ottimo paparazzo nel momento in cui riesce ad abbattere la barriera che separa la quotidianità della vita di una star dal suo personaggio sotto le luci della ribalta, rivelando i suoi amanti, le sue ossessioni, come i poeti cantavano i difetti umani, troppo umani, delle divinità greche.

La mostra inaugurata il 26 febbraio non è passata inosservata, il pubblico francese si è diviso in due: chi ha apprezzato l’audacia del tema espositivo e chi ha trovato esagerato presentare così tante fotografie dedicate a un tema così frivolo, fotografie fra l’altro, già viste dove sono apparse nei vari magazine che le hanno pubblicate. La scissione dei visitatori solleva una questione: è veramente arte, è giusto esporre foto di gossip in un museo? Rispondere alla seconda domanda è facile: sì, è giusto anche solo perché si è riusciti a gettare dubbi su un tema poco indagato. Per la prima è invece impossibile dare una risposta certa. Una cosa però è sicura, molte delle fotografie esposte non sono belle, di più, a tutte alle fotografie esposte non è richiesto di essere belle, il loro scopo è un altro e l’estetica è un in più che in ogni caso non rientra nel ruolo di paparazzo.

Se quelle foto, pubblicate su giornali e riviste di gossip, lasciate nelle ultime pagine di un quotidiano, oggi ci sembrano belle, almeno abbastanza da farci una mostra senza vergogna e di parlarne anche, è solo perché a cambiare è stato il nostro occhio. Causa di questo nuovo modo di vedere la fotografia è la fotografia stessa, la sua storia che lentamente abbandona un’idea pittorica di rappresentazione, che sempre più alle modelle in studio preferisce cogliere dal vivo la vita per le strade. Atteggiamento fotografico, questo che trova la sua consacrazione definitiva in artisti come Robert Frank o William Klein che scardinano composizioni, immortalano momenti banali dell’esistenza come fossero diari privati.

Insomma, prendere e scartare dal mondo dell’arte alcuni degli scatti in mostra semplicemente perché mossi da scopi non propriamente artistici, o perché banalmente brutti, sarebbe un errore e merito di questa mostra è stato quello di farcelo notare.

Fino al 9 giugno; Metz Pompidou, parvis des droits-de-l’homme 1, Metz; info: www.centrepompidou-metz.fr

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