Concerto per natura morta

Ascoltare la natura non rappresenta un solo modo filosofico di legarsi alla nostra primordiale essenza, ma diventa anche una realtà artistica capace di approfondire tematiche ben più complesse. Studio la città, Verona, ha dedicato due grandi spazzi alla mostra Concerto per natura morta dove il protagonista è Roberto Pugliese, un eccezionale artista che sa unire arte, musica e natura. Comune denominatore la tecnologia ma non fine a se stessa, infatti ha la funzione di sublimare suoni in emozioni e viceversa tradurre affettività in note musicali. Nei lavori presentati, Pugliese, abbraccia il concettuale caricandolo di optional che ne esalta la capacità comunicativa. La grande installazione che da il titolo alla mostra è costituita da 13 tronchi di alberi di castagno, lunghi fino a 2,20 metri con diametro che va dai 30 agli 80 centimetri e svuotati con una macchina costruita per questo scopo. Appesi al soffitto della galleria, all’interno sono posizionati degli speakers che riproducono un’elaborazioni di suoni registrati dall’artista durante l’abbattimento e lo svuotammo dei tronchi, insieme ad altri non udibili all’orecchio umano ma captati grazie a particolari tecnologie.

La scelta di piante già morte per cause inerenti allo sviluppo del bosco che formavano, sottolinea il profondo senso di appartenenza al creato e alla decisore di riallineare il ruolo uomo-ambiente per una crescita universale comune. Nascono così dei diffusori naturali come a rivitalizzare gli alberi con una nuova linfa ritmica invisibile che si ramifica nello spazio accarezzando le pareti, gli angoli, il pavimento e il visitatore stesso. «Quest’opera – dice Pugliese – porta avanti un filone costante della mia ricerca, quello del confronto tra natura e artificiale. Nel 2010 nell’opera Critici ostinati ritmici avevo già lavorato con un tronco di albero cavo, sul quale avevo fissato dei solenoidi che, attraverso un impulso di corrente, creavano una texture sonora corrispondente alle statistiche riguardanti la deforestazione. Concerto per natura morta, per quanto molto diverso – continua l’artista – è lo sviluppo di quel progetto, uno step successivo riguardo l’utilizzo dei tronchi e lo sviluppo del suono».

La presenza evidente dei cavi e degli speakers vuole rendere animato l’inanimato, sono l’estensione comunicativa del tronco, entrando così in simbiosi con la natura stessa. Nel secondo lavoro esposto il suono composto da Pugliese è rapportato a un altro materiale naturale, infatti il medium in Risonanti pressioni materiche è la ceramica: un’opera a parete composta da 15 piccole trombe, una diversa dall’altra, unite su un pannello di plexiglass. Fluide propagazioni alchemiche, invece, vede gli speakers immersi in liquidi diversi contenuti in una serie di grandi bottiglie di vetro. L’installazione, posta a terra, genera suoni eterogenei non solo per le qualità compositive, ma anche per la diverse resistenza e propagazione delle onde sonore attraverso le differenti densità. Come sempre, nel lavoro di Roberto Pugliese, il suono che l’artista elabora ha origine dai materiali che utilizza per la realizzazione delle opere stesse, trasformandosi in un tramite, una calamita che assorbe le energie che lo circondano, le interpreta e in un secondo momento vengono canalizzate e diffuse. Tra le ultime personali nel 2013 Emergenze acustiche, Tenuta dello Scompiglio, Vorno, Echi liquidi, Tra, Treviso, nel 2012 Gervasuti mix, omaggio a Cage, Gervasuti Foundation, Venezia, Aritmetiche architetture sonore, Studio la Città, Verona. Il 2011 lo vede in prima linea con Inside/Outside, Guidi&Schoen, Genova, Unexpected Machines, Galerie Mario Mazzoli, Berlino, Soniche vibrazioni computazionali, a cura di Valentina Tanni, Studio la Città, Verona.

Fino al 24 aprile; Studio la città, Lungadige galtarossa 21, Verona; info: www.studiolacittà.it

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