La flessione della materia

Arte, moda, oggetti, riuso: all’insegna di queste quattro parole è sorto a Palermo Amorlab. Dopo la mostra di Gianfranco Maranto, che tre mesi fa aveva inaugurato l’apertura di questo cuore pulsante e creativo, adesso è la volta di altri due giovani artisti. Giuseppe Buzzotta e Vincenzo Schillaci. È a loro che è dedicato, dal 13 Febbraio, lo spazio espositivo. Se l’opera di Maranto aveva aperto un dialogo tra l’arte figurativa, la pittura e la cultura del riciclo, quella di Buzzotta e Schillaci, più che puntare a un dialogo tra generi e materiali diversi, mira a un dialogo tra stili. I propri stili. La loro doppia personale, Il cavallo che è il mio spirito vola nel vento, è concepita proprio come un continuo e fitto dialogo tra i due artisti. Uno scambio quasi osmotico. Come due elementi che lavorano differentemente, eppure insieme, nel medesimo organismo. L’organismo su cui essi sapientemente operano, è la materia. Attraverso due serie di sculture e di disegni, Buzzotta e Schillaci intendono analizzare la flessione della materia. La sua espansione e contrazione, partendo dal un presupposto, che diventa quasi fondamento scientifico, che è quello secondo cui materia è « tutto ciò su cui poggia il vento». Da quella materia, anche sotto l’influsso del pensiero e dello spirito, tutto si genera. Dal vento che posa su di essa, la materia si espande. Si espande dando origine a universi innumerevoli, come quelli generati dalle chine su carta di Buzzotta. O da origine a particolari forze e campi energetici, che la trasformano e la accartocciano, come nella scultura Senza titolo e verso di Schillaci. Il ritmo e la forza della natura, il suo agire sulla materia sono il campo di studio di un progetto aperto, volto a indagare la morfogenesi, l’umidità, la temperatura. E i risultati di queste ricerche empiriche vengono tradotti dalle mani dei due artisti in un gioco di volumi e linee. In immagini oniriche, che sembrano esposte allo stesso destino e allo stesso cambiamento della materia. Quasi fossero organiche anch’esse. «Agganciate all’istante della visione e immediatamente esposte alla trasformazione».

Il progetto eclettico di Amorlab, improntato, come dimostrano Buzzotta, Schillaci e Maranto, sulla ricerca contemporanea, nasce da un’idea di Antonella Amorelli. Dopo aver abbandonato il suo decennale incarico istituzionale da coordinatrice di Riso, Museo d’arte contemporanea della Sicilia – grazie al quale il museo aveva anche potuto lanciare il primo e unico archivio museale italiano dedicato ai giovani artisti di uno specifico territorio (in quel caso gli artisti siciliani) – Antonella Amorelli ha deciso di incanalare le sue energie in questo nuovo progetto, attraverso il quale, mantenendo sempre vivo l’amore per i beni culturali e per l’arte contemporanea, riesce anche a dedicarsi a un’antica passione, quella per il design. E a essa trova spazio. In senso figurato e metaforico ma anche in senso più pragmatico e concreto.

Lo spazio scelto per Amorlab è importante e strategico. Si tratta , infatti, di uno spazio in pieno centro, a pochi passi da Piazza Politeama, che ospita l’omonimo teatro, e da Via Libertà. Una zona che unisce le vie dello shopping di lusso (con le boutique di Gucci, Louis Vuitton, Prada) ed i maggiori punti di riferimento per l’hôtelleire, la ristorazione, gli aperitivi e la vita della Palermo by night. Uno spazio nella zona della città in cui perfettamente s’incastrano la sua anima Liberty e quella barocca. E, soprattutto, uno spazio in cui un progetto come Amorlab non rischia di restare “di nicchia”, ma è ben visibile e fruibile a tutti. Ben evidente dinanzi ai loro occhi. In questa zona, scelta da Antonella Amorelli come abile stratega che sceglie la posizione da cui sferrare il suo attacco, Amorlab occupa, suddivisi su due livelli, circa cento metri quadrati di quella che era stata dapprima una sala giochi. Il locale, situato all’interno di uno splendido palazzo dei primi del Novecento ha anche apertura su strada. E, come più anime abitano il capoluogo siciliano, quella araba, spagnola, barocca e liberty o nouveau, anche lo spazio di Amorlab possiede un’anima molteplice: è al tempo stesso negozio, galleria, officina creativa, salotto culturale. Ed ancora, proprio come quella zona centrale della città laddove sorge, in questo spazio dalle tante anime si fondono l’anima commerciale, quella espositiva e quella culturale. Arte, moda, oggetti e riuso abbiamo detto essere l’acronimo di questa iniziativa. Ed infatti, al centro di quella ricerca contemporanea e di quella passione per il design è posta proprio la pratica del riuso. Una frontiera della progettazione sempre più in auge soprattutto nel mondo del design, per un’arte ecologica e sostenibile che punta al riutilizzo dei materiali di scarto dal punto di vista estetico ma anche dal punto di vista funzionale. Così oggetti banali che appartengono alla nostra quotidianità o che da essa vengono facilmente fatti fuori divenendo rifiuti, non solo acquistano nuova bellezza, ma anche nuova utilità, spesso con risultati davvero sorprendenti. Questi oggetti vengono stravolti, trasformati, per ottenere oggetti nuovi, creativi, in cui viene trasfigurata la loro originaria natura e quella delle materie prime utilizzate per realizzarli. Con tecniche rigorosamente artigianali.

Un’attenzione al riuso in chiave creativa, dunque, cavalcando l’onda della ricerca contemporanea. Così Amorlab si apre a essere non solo salotto culturale, e spazio espositivo, ma anche luogo dello shopping di qualità, nel segno della ricercata manifattura, della raffinatezza tecnica e della cultura del made in Italy. In una continua ricerca di equilibrio fra classico e contemporaneo, fra tradizione e innovazione, che è anche un po’ lo specchio di quell’equilibrio che continuamente anche la città di Palermo cerca di raggiungere. «Luogo di ritrovo e di scambio, in cui far convivere gusto per lo shopping e passione per le contaminazioni tra diversi linguaggi creativi».

Amorlab, via Quintino Sella 73, Palremo; info: www.amorlab.eu

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