Dal Tevere a Nietzsche

Espone per la prima volta in Italia l’artista brasiliana Joana Corona e lo fa a Roma alla Multimedia gallery con la mostra curata da Giorgia Borrello e Donato Di Pelino e intitolata Per il letto del fiume (ciò che sfugge da me). L’idea contenuta nel percorso espositivo è riassunta perfettamente nel nome della personale incentrata tutta sul Tevere e alle riflessioni artistiche e filosofiche che il fiume ha suscitato nella creativa. La mostra è infatti il prodotto di un soggiorno capitolino di Corona che si è lasciata ispirare non solo dal fiume ma anche dalla letteratura, intesa nel senso più vasto del termine, del nostro paese. Non è stato difficile per l’artista arrivare a pensare che riflettere sulle parole è riflettere sulla mancanza come impossibilità di comunicare come il fiume appunto che pur scorrendo rimane sempre uguale a se stesso.

Non poteva che essere eterogenea una mostra che parte da queste premesse, così accanto a fotografie la creativa presenta dei video tutti girati in prossimità del Tevere. Queste due tecniche artistiche sono mostrate nei loro aspetti diversi e opposti entrambe legate al senso del tempo ma con scopi e finalità differenti. La fotografia blocca per sempre un attimo, quasi lo uccide (non è certo un caso che in iglese scattare si dica shoot, sparare) mentre il video per sua natura accompagna un movimento, segue un’azione come un’ ombra nell’impossibilità tecnica di bloccarla. Spontaneo allora il paragone fra la fotografia e la letteratura e il video con il fiume che così si ricollega a tutto un filone filosofico che partendo dal panta rei di Eraclito arriva fino a Nietzsche. A fare da guida in questa indagine concettuale, il romanzo teoretico del filosofo e scrittore francese Maurice Blanchot: L’attente, L’oubli

È Valentina Piccinni, autrice del testo critico a spiegarci come questa mostra si ricollega la percorso precendente dell’artista: «I problemi apparsi da questi lavori inediti indicano nuove questioni e al tempo stesso fanno parte di un campo di investigazione che è già stato esplorato dall’artista nel suo percorso, il quale si fa nella tensione tra parola e immagine, e tra l’immaginario letterario e filosofico. In questo caso usa il libro come materia/corpo/oggetto. La poetica, fluida così come un fiume, è di un quasi abbandono e di una certa impossibilità di lettura».

Fino al 16 febbraio, Muga, via Giulia 108, Roma; info: www.muga.it

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