Il teatro Palladium cancella la programmazione per il 2014. Dopo oltre vent’anni di attività il consiglio d’amministrazione ha deciso di fermare la macchina per mancanza di finanziamenti. La decisione è stata ponderata affondo ed è la conseguenza di tagli istituzionali, fondi sui quali il teatro contava per chiudere il bilancio. A novembre, praticamente a fine stagione, arriva la notizia che quei soldi non arriveranno mai. Si apre così un buco nei conti, difficile da colmare. E se risulta complicato chiudere con questi tagli il 2013, ancora più difficile è prevedere una programmazione futura del teatro. Per il prossimo anno, infatti, sono previsti solo alcuni degli spettacoli in calendario: Le sorelle Macaluso di Emma Dante, le due collaborazioni con il teatro di Roma: Il ritorno a casa di Peter Stein e Journal d’un corps di Daniel Pennac e gli spettacoli del Romaeuropa Festival. Per capire di chi erano quei soldi e perché non sono arrivati abbiamo intervistato il direttore della fondazione Romaeuropa che dirige il teatro Palladium, Fabrizio Grifasi (nella foto).
Cancellata la stagione. Cosa si è inceppato? Da dove dovevano arrivare i fondi?
«La questione è molto semplice. Per il 2013 abbiamo avuto 300mila euro di tagli che dovevano venire dalla regione e dal comune. La stessa regione ha tagliato integralmente il contributo per Digitalife, l’unica manifestazione nel suo genere a Roma. Tutto questo ci è stato comunicato a novembre quando tutte le attività erano già concluse. Ora pensiamo a chiudere il 2013 e per il 2014 non possiamo dare delle certezze perché non vogliamo cominciare una stagione al buio. Dopo 28 anni d’attività la fondazione non è ancora nel bilancio del comune e questo fa sì che dobbiamo aspettare ogni anno le delibere».
Cosa non è stato capito della vostra proposta culturale dal comune e dalla regione?
«È un momento difficile questo per gli enti locali, lo capiamo benissimo. D’altro canto non possiamo prenderci il rischio di aprire una nuova stagione senza sapere se riusciamo a chiudere la precedente. Abbiamo mantenuto solo una parte della programmazione per il 2014. Il Palladium è sempre stata una realtà aperta a giovani artisti, movimenti indipendenti, va bene la crisi ma noi abbiamo bisogno di garanzie. Quali sono state le scelte di queste politiche culturali è una domanda che non ha risposta. La priorità sembra venga data solo alle grandi istituzioni come il teatro dell’Opera mentre tutte le realtà più fragili non vengono prese a carico e sono destinate all’emarginazione».
C’è una speranza di ripresa?
«Non dipende da noi. Il Romaeuropa per oltre il 43% vive di entrate interne fra biglietti, sponsor, coproduzioni e fondazioni estere. La cultura deve essere fatta in maniera chiara, è necessario avere un programma economico sul quale poter decidere le attività future che al momento non c’è, per questo non vogliamo e non possiamo fare deficit».