È possibile un risveglio culturale per la Sicilia? E soprattutto, è possibile che questo risveglio abbia inizio dall’arte? Sono queste le domande poste da Alessandro Celli. E, per la serie si faccia una domanda e si dia una risposta, Celli prova da sé a trovare soluzione ai suoi interrogativi. Non filosofeggiando, da intellettuale, come era stato definito quando Sgarbi lo invitò a scrivere una pagina sul volume Lo stato dell’arte, ma da collezionista. È così che si definisce. E i collezionisti, si sa, sono molto pragmatici. Così, anche in questo caso, Celli ritiene che il modo migliore per dare risposta ai suoi stessi quesiti sia agire. Praticamente. Organizzare una mostra e vedere cosa succede. Vedere se l’arte può scuotere da quel torpore culturale che ha colpito la Sicilia nelle ultime generazioni. In fondo, l’arte ha costituito uno dei primi mezzi di comunicazione e condivisione, ancor prima della lingua parlata o scritta, se si pensa ai primi graffiti e disegni sulle rocce nelle caverne. E, in fondo, come quegli uomini delle caverne, bisogna evolversi ancora. È questa la genesi dell’esposizione L’Arte contemporanea per un risveglio culturale, alla pinacoteca comunale Tono Zancanaro di Capo D’Orlando fino al 20 dicembre, che raccoglie le opere di Ercole Fortebraccio, Fulvio Martini, Luca Palazzi, Angela Scappaciti e Vania Elettra Tam, Giorgio Gost e Andrea Greco.
Il curatore logistico Alessandro Maio spiega come anche la scelta dell’allestimento non sia stata lasciata al caso o all’occorrenza. Abituati a enormi contenitori espositivi dalle pareti bianche e vuote pronti ad accogliere opere d’arte contemporanea, la scelta della pinacoteca, genera maggiore rottura di quella che è già insita nell’arte stessa. L’obiettivo dei curatori è di fatti quello di «uscire dagli schemi, dalla convenzionalità e non perché l’arte intesa come la tradizionale arte pittorica o scultorea non abbia nulla da dire». E nemmeno perché l’unico modo rimasto oggi per stupire sia la provocazione, ma piuttosto perché gli schemi e i dogmi che l’arte contemporanea è riuscita a infrangere permettono ancora di più all’artista di esprimersi in modo unico, personale e irripetibile. Il risveglio a cui Celli fa riferimento va inteso non solo, banalmente, come un invito a dare maggiore rilevanza alla cultura e all’arte. Il risveglio di cui parla è una richiesta di attenzione verso la dimensione artistica da parte della collettività, ma anche un modo per esortare agli artisti stessi affinché si levino dal sonno, dall’autoreferenzialità, e si interessino all’ambiente che li circonda. Una presa di responsabilità collettiva, che ricorda alcuni dei punti fondamentali del noto manifesto dell’arte post-tecnologica di Andrea Balzola e Paolo Rosa. Risveglio è comprendere la realtà e la causa dei fenomeni. È lo sforzo consapevole, l’unione attraverso l’azione. Arrivare a fare un’arte che sia anche luogo di ricerca e di sperimentazioni. «Se cerco di aprire una sorta di risveglio culturale – dice Alessandro Celli – è perché nella storia recente, dell’arte come della cultura in genere, appariamo come dei rivoluzionari che hanno paura di calcare il prato. Che urlano ma a bassa voce».
Fino al 20 dicembre; Pinacoteca comunale Tono Zancanaro di Capo D’Orlando, vai del Fanciullo, Messina; info: www.orlandocontemporaneo.com/pinacoteca