Se il colore è un’ossessione

Quella che viene inaugurata venerdì 29 novembre nel nuovo spazio espositivo di Abc in via Farini 30 a Bologna, non è solo una mostra personale ma un «dare indietro qualcosa» a quel paese, l’Italia, che «gli ha dato tanto». Così Ryan Mendoza, artista newyorkese nato nel 1971, introduce in conferenza stampa il suo ultimo ciclo di opere inedite dal titolo Chromophobia, che suona come un ritornello nell’ottica della sua poetica artistica. Europeo d’adozione (vive da anni tra Berlino e Napoli), questo artista è considerato dalla critica internazionale come una delle personalità più interessanti del contemporaneo e un caso autentico di ritorno alla materia pittorica: con uno sguardo rivolto al Rinascimento e al Barocco europei di Goya, El Greco, Caravaggio e Delacroix, Mendoza utilizza la pittura e la tela per creare immagini alterate, dove l’anatomia dei corpi e la forma degli oggetti viene deformata e stravolta. Attraverso un utilizzo pastoso del colore e la scelta di tonalità accese, acide, quasi aliene, l’artista crea nello spettatore un senso di mistero e inquietudine.

Questa Chromophobia rappresenta proprio la qualità intrinseca delle opere e allo stesso tempo la volontà del creativo di puntare il dito verso quella paura dei colori, intesa come timore dell’altro, che proprio nel suo paese natale, gli Stati Uniti, ancora oggi è tanto forte e diffusa. I suoi personaggi, principalmente donne e bambine, rispecchiano, negli sguardi persi nel vuoto e nelle fisionomie rese indefinite dal colore e dall’uso della luce, questo timore profondo e sospeso. Come un negativo allucinato, Mendoza lega il suo universo di racconti a una ricerca della bellezza autentica, quella che lui stesso definisce l’unione perfetta di “paura e amore”. Una matassa di emotività, sensazioni, travolgimenti e sessualità.

La mostra è accompagnata da una performance Everything is mine, che prevede la disseminazione per tutto lo spazio Abc di 4.000 fogli di carta, sui quali è stampata una pagina del diario (che sarà pubblicato da Bompiani nel 2014) che l’artista scrive a Berlino. Ogni spettatore potrà prenderne una copia e solo 200 saranno quelle firmate. Un altro dono e un desiderio di condivisione che Mendoza realizza per questa sua prima personale a Bologna, prima del ritorno negli Stati Uniti. Il catalogo che accompagna la mostra presenta al suo interno una seziona dedicata al colloquio avvenuto tra l’artista e George W. Bush, dove vengono discussi temi quali il valore dell’arte, il colore e la monocromia, la rappresentazione della realtà, facendo emergere tra le righe le differenti visioni in relazione, ancora una volta, a fobie e convinzioni. GWB: “Se una volta avevi paura del colore, di certo ora non più. Insomma, sembri aver superato le tue paure” – RM: “Mi dice cose a cui non avevo mai pensato”. Con Chromophobia, Ryan Mendoza prende atto del suo percorso e del suo cambiamento, dando testimonianza dell’influenza che la permanenza in Europa ha avuto sul suo modo di vedere e rappresentare il mondo, nell’utilizzo di tutti quei colori forti, di quelle tinte allucinate che ci possono e devono far riconoscere la paura, per esorcizzarla.

Fino al 10 gennaio; Abc, via Farini 30, Bologna; info: www.abcbo.it