Che la festa cominci

Oltre diecimila biglietti acquistati dopo soli tre giorni di prevendita: nonostante le polemiche che lo scorso anno hanno accompagnato la prima edizione del festival internazionale del film di Roma guidata da Marco Müller, tacciata di essere troppo elitaria e per questo poco appetibile da parte del grande pubblico, gli appassionati di cinema non hanno atteso l’apertura della nuova edizione per accaparrarsi i biglietti e poter così assistere alle proiezioni. E il canuto direttore non si è tirato indietro dopo le controversie dello scorso anno ma rilancia per la manifestazione che parte oggi, in programma fino al 17 novembre, con tanti film in cartellone e una serie di eventi collaterali con l’obiettivo di affollare i corridoi e le sale dell’Auditorium spesse volte lasciate semivuote specialmente dopo una certa ora.

«Quello a cui miriamo è una sorta di Toronto europea – ha dichiarato il direttore Müller in conferenza stampa – anche per questo abbiamo voluto provare una linea di comunicazione simile, avendo naturalmente la certezza da parte dei produttori della presenza di quei titoli». E i titoli sono molti: settantuno film, spalmati in sette sale, nella sola selezione ufficiale di cui 20 italiani e alcune anteprime mondiali come Another me di Isabel Coixet, Her di Spike Jonze e I corpi estranei di Mirko Locatelli per rimanere in ambito italiota. Tante le opere prime e seconde, 17 in totali tra i vari paesi, molte delle quali attente alle tematiche sociali. Madrina dell’ottava edizione del festival (costato circa 10 milioni di euro) è Anna Foglietta, mentre il film d’apertura è affidato a Giovanni Veronesi con l’ultima ruota del carro e al secondo capitolo di Hunger games. Scorgendo i tanti titoli in concorso (la presidenza di giuria della sezione è affidata a James Gray) e nelle principali sezioni si profila un festival (una “festa” come ha tenuto a sottolineare Müller) un po’ per tutti i gusti che si augura di non scontentare nessuno, o quasi: che sia il cinefilo più snob o l’adolescente armato di macchinetta fotografica all’assalto del tappeto rosso e degli attori più celebri provenienti per lo più dagli Stati Uniti.  «Abbiamo cominciato tardi – precisa Müller–  abbiamo capito solo in primavera che non dovevamo fare un semplice festival, ma un festival-festa. Abbiamo deciso di metterci in gioco completamente ed  è venuto fuori un programma chiaro su quello che volevamo: una schizofrenia controllata ma non domata, con generi molto diversi anche nelle stesse serate».

Rispetto al rapporto con i linguaggi audiovisi più sperimentali Müller ha le idee chiare: «Era indispensabile stringere un rapporto con il Maxxi per esplorare la pluralità di linguaggi artistici e dare maggiore risalto al concetto di cinema metropolitano, da intendersi nella formula film-festival- festa della città di Roma». Tra le proposte della sezione Cinemaxxi spicca il film di Jonathan Demme Fear of falling e Racconti d’amore di Elisabetta Sgarbi. Non mancano poi eventi collaterali legati al mondo della settima arte: la mostra fotografica dedicata a Massimo Troisi ritratto sul set negli scatti di Mario Tursi e quella dedicata all’intensità di Anna Magnani a quarant’anni dalla sua morte. «Come sempre – ha dichiarato il sindaco Ignazio Marino – non saranno solo le star e gli addetti ai lavori a essere protagonisti ma le romane e i romani, gli appassionati che arriveranno per partecipare a questa grande festa del cinema, per rendere omaggio a questa arte nel suo essere radicata nella storia dei luoghi e della gente».

Fino al 17 novembre, info: www.romacinemafest.it

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