Uno squisito gioco estetico

C’è tempo fino al 28 ottobre per visitare The Siegelaub Project, mostra a cura di Giuliana Altea, con cui Y Liver, duo composto da David Liver e Rugiada Cadoni, stupisce due volte il pubblico isolano: la prima per il concept del progetto che, fuori dai toni aggressivi con cui è solito porre in atto i contenuti di una ricerca socio-politica, si presenta, a un primo sguardo, per un gioco squisitamente estetico, la seconda per il modo in cui ha saputo trasformare, con successo, lo spazio del Lem, offrendogli una nuova candida veste che potrebbe risultare interessante anche per progetti futuri.

I due artisti hanno aperto il progetto con la realizzazione di una pittura murale che rielaborava i pattern cari alla decorazione tessile. La suggestione nasceva da un aneddoto legato alla figura di Seth Siegelaub, il gallerista che più sostenne lo sviluppo dell’arte concettuale. Di lui si è scritto molto riguardo a questo ruolo ma è invece sconosciuto ai più che nel mezzo della sua carriera scelse di abbandonare tutto per dedicarsi ad un’insolita passione, quella per i tessuti antichi, fino a diventarne un massimo esperto e costruire una biblioteca tematica di circa 7.000 volumi.

Nulla di questo è fruibile dal visitatore, che invece può vivere l’esperienza estetica dell’intervento attraverso due fotografie – anche queste, come il lavoro, in bianco e nero – una con una prospettiva dello spazio che inquadra il murale e una seconda in cui gli Y Liver posano davanti alla propria creazione, strizzando l’occhio a un ritratto fotografico di Steinberg ed Hedda Sterne in posa davanti a un murale di lui (1944). Una pittrice e un’artista minore, una donna che pratica l’arte, estremamente maschile, dell’Action painting e un uomo che invece si muove nel campo del decorativo, premiato però dal farsi della storia dell’arte, forse ancor più della compagna.

Proprio questo gioco di scambio di ruoli, insieme con l’intervento decorativo nello spazio, il carattere effimero dell’operazione e la suggestione di Siegelaub, costruiscono, con un tratto leggero che invita traccia linee e invita all’approfondimento, una silenziosa messa in discussione dei rapporti, quelli fra arte pura e arti applicate, delle figure stereotipate dell’uomo e della donna in relazione alla produzione artistica. Scendendo al piano inferiore, una frase tracciata dal gesto delle dita, aggiunge un tono esistenziale al lavoro e ci pone davanti alla paura individuale dell’artista legata al dilemma fra azione e sospensione della stessa. Domanda pronunciata sottovoce, come apprendiamo dal mezzo espressivo, ma non per questo con meno urgenza, in accordo con il rovesciamento silenzioso che guida la mano dell’intero progetto.

Con la nuova stagione lo spazio Lem si mette in gioco, proponendoci nuove aperture concettuali e accogliendoci in un ambiente più arioso, rinnovato per un semplice gioco di colore. Incuriositi, aspettiamo i prossimi passi di uno spazio che è indubbiamente fra i principali punti di riferimento per chi vuole seguire le dinamiche del linguaggio contemporaneo isolano.

Fino al 28 ottobre; L.em. Laboratorio estetica moderna, via Napoli 8, Sassari

 

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