Max Tomasinelli, Senseout

Torino

Inaugura la personale di Max Tomasinelli dal titolo Senseout, in collaborazione con Una stanza per la fotografia séguito del lavoro di indagine su immagine e linguaggio presentato al Museo della fotografia di Mougins nell’esposizione Regards sur l’architecture con Gabriele Basilico, Frédéric Hubert e Caroline Bach. È evidente come in ogni campo, il pensiero individuale articolato e complesso, si converta in un linguaggio suscettibile di cattive interpretazioni. Per quanto questo effetto indesiderato dipenda a volte da una debole capacità espressiva o da una scarsa ricchezza lessicale, altre volte è proprio lo strumento linguaggio a rivelarsi erroneo ed impreciso. La propensione della nuova società ad una vita sempre più compressa e veloce, comporta la rapida mutazione linguistica, di cui siamo testimoni ogni giorno sulla rete o sul nostro telefonino. Il linguaggio resta tuttavia la nostra sola via di comunicazione all’interno della collettività. Lo vorremmo preciso, corrispondente, inequivocabile. Ispirato dalla mia stessa scarsa attitudine alla comunicazione verbale e ancora di più dalle miriadi di volte nelle quali ho sentito le lamentele degli astanti, ho notato come i musei, per antonomasia grandi scatole del sapere, si rivelino spesso incapaci di svolgere la loro funzione di intermediari culturali tra i creatori e il pubblico. Pur in un continuo tentativo di rendere intelleggibili i messaggi impliciti nelle creazioni d’arte, essi finiscono per svolgere la pura funzione di contenitore. Il pubblico vive questa mancanza di intermediazione con frustrazione e ritiene l’arte contemporanea incomprensibile, inarrivabile, benché essa sia molto fitta di contenuti. La fotografia si completa di un elemento di chiara provenienza linguistica, tuttavia chiuso in sé, presente ma indecifrabile. Il linguaggio, privato della sua funzione di elezione, assume un valore decorativo e si ritrova accessorio. Nel lavoro Senseout, le fotografie di spazi museali pongono in luce la distanza tra pubblico e opera. Una scrittura automatica costituisce un livello sovrapposto all’immagine, mostrando un contenuto codificato ma indecifrabile. In mostra fotografie di grande formato (edizioni di 3 esemplari ognuno più 1 p.a.), carte vergate a mano su immagini come disegni architettonici progettuali, libri d’artista Senseout e interventi in situ. In una stanza per la fotografia presentato il video in loop costituito da una proiezione in dissolvenza di lavori precedenti, accompagnati dalla babele linguistica di guide museali che descrivono varie opere d’arte.

 

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