Adrian Paci, Vite in transito

Milano

Adrian Paci vite in transito, una grande retrospettiva dedicata all’artista albanese che, sin dal 1997, ha scelto Milano come sua città d’adozione. A cura di Paola Nicolin e Alessandro Rabottini, la mostra al Pac presenta un’ampia selezione di opere realizzate a partire dalla metà degli anni Novanta fino alla produzione più recente, la nuova opera The column, in un percorso che esprime la varietà di linguaggi che Paci utilizza nel suo lavoro, spaziando dal disegno alla fotografia, dalla pittura al video fino alla scultura. Il titolo della mostra Vite in transito chiarisce la centralità di alcuni temi all’interno della produzione artistica di Paci: la figura umana occupa un ruolo primario nel suo lavoro e diventa nucleo originario di narrazione, immaginazione e speranza, insieme con il motivo del movimento costante, sia esso quello dei popoli attraverso le frontiere geopolitiche o quello della memoria personale, tra la dimensione del vissuto e quella della cultura e della storia. In questo universo di significati si collocano le storie e i personaggi protagonisti delle opere video esposte: dai disoccupati silenziosi di Turn on (2004) agli uomini in marcia verso un aereo pronto a decollare in Centro di permanenza temporanea (2007); dai volti estatici dei fedeli raccolti di fronte all’icona sacra di Pilgrimages (2005) ai lamenti della prefica che celebra il passaggio dalla morte alla vita in Vajtojca (2002) fino all’artista stesso che entra in contatto con il pubblico stringendo ad una ad una le mani dei presenti in Encouneter (2011).

 

In molti casi il racconto dell’esperienza quotidiana è definito dal ricorso a immagini e atmosfere che fanno riferimento alla tradizione pittorica e alle cinematografie di autori come Pier Paolo Pasolini, del quale troviamo echi nell’opera Electric Blue ( 2010), ma anche Antonioni e Bela Tarr.

 

La libertà espressiva che contraddistingue il lavoro di Adrian Paci rende possibile anche una continua osmosi tra media e linguaggi differenti: se i video e i film possiedono spesso la sintesi visiva propria della pittura, quest’ultima assume l’andamento narrativo proprio del cinema, attraverso il frequente ricorso al formato del fotogramma e alla struttura in serie. Al PAC saranno esposti gli acquerelli di The Wedding, l’affresco su mattoni di Façade, la serie di disegni su carta Passages e le gouaches montate su tela della serie Secondo Pasolini (Decameron) 2007, omaggio alle affinità tra i film del regista italiano e la pittura. Nei suoi dipinti Paci cerca di rispondere alle immagini che già esistono all’interno di una dimensione filmica fissando in qualche modo il flusso continuo del video.

 

La mostra è arricchita da un contributo di Giovanni De Lazzari (Lecco, 1977), artista formatosi con Adrian Paci durante gli anni del suo insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. De Lazzari ha concepito un intervento artistico di natura installativa – visibile al primo piano del PAC – realizzato attraverso la selezione e inclusione di materiali, per lo più inediti, provenienti da una collezione privata di Milano. Essi raccontano gli esordi della carriera di Paci e approfondiscono la dimensione delle fonti e il loro montaggio all’interno del discorso espositivo.