Gea Casolaro, Still here

Roma

La mostra Still here di Gea Casolaro è un lavoro sviluppato dall’artista durante il periodo di residenza nell’atelier degli Incontri internazionali d’arte nella Cité internationale des arts di Parigi. Un progetto legato a tal punto con la vita di Casolaro da spingerla a trasformare la capitale transalpina in sua città di elezione, in una sorta di esilio volontario causato dalla sua incapacità ad adattarsi al contesto sociopolitico italiano dell’ultimo ventennio. L’essere straniera in una città che non conosceva, se non da turista, e la realtà dello sradicamento in un nuovo paese hanno spinto sin dall’inizio Casolaro a fare i conti con l’assenza di un’esperienza vissuta e dunque di una memoria che l’ancorasse alla nuova realtà dei luoghi in cui si trovava a vivere. Un percorso di memoria personale e collettiva quello di Still here, reso possibile dall’attraversamento della città non solo fisico ma anche storico grazie al ricorso a pellicole che coprono circa cento anni di cinema, un attraversamento che riattualizza quella prerogativa tipicamente parigina della flânerie, esaltata da Baudelaire, analizzata da Benjamin e poi rinnovata da Debord nell’accezione di deriva. Still here è quindi, anzitutto, un lavoro sulla totale fusione tra arte e vita: su come sia possibile radicarsi in un luogo in cui non si ha un’esperienza storica personale, modificando l’ostilità di una città sconosciuta in familiarità, in legami sociali, in memoria personale. Casolaro usa il cinema perché è l’arte che contiene tutte le altre, per raccontare come la cultura sia un necessario strumento di ancoraggio alla realtà, come l’arte sia un potente mezzo di conoscenza indispensabile per superare i propri confini.

 

Casolaro ha dedicato al progetto Still here oltre due anni di lavoro, non solo per la mole enorme di film da visionare e di luoghi da scoprire, ma anche perché la memoria individuale e la conoscenza del mondo, non finiscono mai di alimentarsi grazie alle esperienze degli altri, da quelle dei personaggi dei film seguiti passo passo per le strade, a quelle delle persone reali che via via l’artista ha conosciuto e che a loro volta le indicavano i loro film di affezione da inserire nel progetto. Come in altri lavori di Gea Casolaro, anche in Still here emerge quindi l’idea della vita come puzzle, come perenne incontro e innesto tra esistenze, nonché l’idea della fotografia come mezzo per raccontare il mondo in modo plurale e sfaccettato.

 

Da sempre sensibile alle radici storiche dei luoghi esperiti e attraversati, Casolaro ha spesso fatto ricorso alla ricerca storiografica e alla consultazione di archivi, una pratica adottata da molti artisti contemporanei a fini di ricostruzione di scenari di volta in volta privati o universali, locali o globali. Con Still here, al pari del progetto in mostra attualmente in Lussemburgo, Casolaro sposta l’accento dall’uso di materiali e informazioni desunti da ricerche d’archivio a fini di una mera ricostruzione storica ad un uso finalizzato, invece, alla costruzione di nuovi immaginari collettivi, nuove suggestioni sociali e politiche, nuove memorie individuali e collettive.

 

Le opere in mostra, disposte su entrambi i piani di esposizione della galleria, sono una selezione delle oltre cento fotografie che compongono Still here e che sono riunite in uno slideshow che consente di godere dell’intero corpus del lavoro ad oggi realizzato. L’artista ha inoltre riprodotto in modo parziale il suo studio parigino, a sottolineare l’importanza di tale luogo di decantazione in cui la grande mappa fisica e quella mentale di Parigi, con le immagini di volta in volta raccolte nei nove mesi di residenza e di vita, venivano sovrapponendosi in un processo di fusione tra realtà e immaginario, esistenza e sogni, territorio e memorie.

 

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