Estate culturale a Spoleto

Spoleto città d’arte e di cultura, in questi ultimi anni ha visto, grazie alla nuova direzione di palazzo Collicola, un rinato fermento artistico, circa il 27% in più di visitatori rispetto al 2012, alimentato da un’eterogenea programmazione annuale, in cui, il Festival dei due mondi si inserisce solo come una felice parentesi. Il direttore Gianluca Marziani, ha lavorato per trasformare il settecentesco palazzo dedicato alla memoria di Carandente, sede della Galleria civica d’arte moderna, in una vera e propria fucina di arte contemporanea, pur preservando la storica collezione e mantenendo saldi i numerosi legami dello spazio con la tradizione e la memoria del palazzo. L’estate 2013 si apre all’insegna di un articolato percorso di mostre che varia dall’azzardata e ben riuscita commistione tra l’arte di Danilo Bucchi e la moda, nel talento di Antonio Marras, alla sorprendente collezione di importanti opere di Mario Schifano prestate al museo dall’imprenditrice bolognese Marina Deserti. Parallelamente, per chiudere il cerchio delle forme espressive, il percorso museale porta a scoprire le pitture binarie di Gianfranco Chiavacci (1936-2011) e le fotografie di Giuseppe Ripa, autore di sette momenti seriali che hanno visto una parallela linea editoriale col marchio Charta. A Spoleto sono messi in luce gli archetipi dei suoi linguaggi visivi e la purezza universale dei suoi luoghi. Per completezza non poteva mancare anche un percorso espositivo dedicato alla scultura, con le nove imponenti sculture in marmo di Carrara di Giuliano Corelli, dal titolo Daily mirror, che raccontano estemporanee di vita quotidiana di uomini contemporanei.

Tornando all’incontro Bucchi+Marras, con la mostra dal titolo Insieme siamo altro, che occupa l’intero piano nobile di palazzo Collicola, tra soffitti affrescati e stucchi, si incardinano e liberano i processi creativi dei due artisti, impregnati di gestualità e rispetto reciproco. Sul disegno, codice primario per Bucchi, ma anche matrice delle produzioni di Marras, si somma una sartorialità pittorica, in grado di tirar fuori la vera aurea dei disegni. Il lavoro finale a quattro mani, riflette sui canoni del disegno e sui rapporti tra immagine e materiali. Al piano superiore è invece esposta la mostra I mondi di Mario Schifano in una collezione davvero privata; un percorso nato dalla storia di una donna, che si racconta attraverso una selezione speciale della propria collezione d’arte contemporanea. Marina Deserti, ripercorre la sua vita assieme ai lavori di Mario Schifano, raccolti negli anni insieme al marito Gabriele Stori, mercante e critico d’arte, morto prematuramente nel 1980 a seguito di un incidente stradale, Stori era un grande amico di Schifano, come si evince da alcune dediche sul fronte e sul retro dei lavori.

Marina Deserti è partita dai primi lavori che il marito portava in casa, da frammenti d’arte che gradualmente hanno occupato in un continuo legame tra cultura e passioni quotidiane, famiglia e tempo libero, ricordi e voglia di futuro. Una selezione di opere per un viaggio in dodici sezioni tematiche con molti inediti e una sorprendente sala completa coi quattro grandi quadri ex film. Tra tutte le mitiche palme, quelle vere! Oltre 70 le opere portate a Collicola, che fanno invidia alle recenti misere esposizioni di Schifano tenutesi nei musei della Capitale. La nascita del progetto la descrive il direttore del Museo Gianluca Marziani: «Raccontare questa collezione è un privilegio che rende immersivo ed emozionante il lavoro del curatore, un viaggio prezioso in cui ho ripercorso, attraverso la collezione di Marina Deserti, le varie fasi di un maestro dell’arte italiana. Difficile trovare collezioni così filologiche attorno ad un singolo autore. Se poi quelle opere sono sorprendenti, spesso inedite, firmate da uno dei più dotati e prolifici artisti contemporanei, l’emozione progettuale diventa un’esperienza germinativa» e conclude «Una volta terminata la mostra, la sala ex film diventerà per alcuni anni una nuova stanza della collezione Collicola. Un’esperienza immersiva nel nero delle tele, quattro metri di lunghezza ognuna, posizionate a quadrato su quattro lati, una sorta di camera mediatica in cui la pellicola filmica si traduce in sospensione metafisica, spazio di astrazioni mentali oltre qualsiasi tecnologia». Lungo e pieno di sollecitazione il viaggio attraverso le esposizioni museali pittoriche, fotografiche e scultoree presenti nel palazzo, ma in ultimo, vi è un aspetto che forse è il primo a colpire lo spettatore sin dall’atrio: la presenza forte di interventi street art in alcuni pareti interne ed esterne al museo. Così il direttore spiega le ragioni che hanno portato alla messa in piedi di un progetto ben strutturato di street art per Spoleto, espressione di una vocazione del museo per i linguaggi urbani e per i nuovi codici espressivi «Collicola onthewall nasce dalla presenza fondamentale di Sol LeWitt nella nostra collezione. Un’opera murale che riporta il focus iconografico sugli affreschi antichi, presenti in Umbria con una qualità spesso sorprendente. Da qui l’idea che un palazzo antico, già dotato di una bella collezione tra pittura e scultura, avesse bisogno di inserimenti organici e non di protesi ulteriori». Cinque sono i nuovi interventi sui muri di palazzo Collicola (2501, Borondo, Lucamaleonte, Moneyless e Sbagliato), ciascuno frutto di una riflessione specifica che ha tramutato in forme murali, il sentimento dei singoli street artist per quello specifico spazio, interventi che seguono la già nota nicchia firmata Santiago Morilla, la parete della sala conferenze realizzata da Sten&Lex e il caffé ideato da Veronica Montanino, la rampa di Di Fabio ed altri nomi noti. Le nuove opere rappresentano ulteriori inserimenti nelle zone interstiziali della struttura, sempre prendendo spunto dalla sala di Sol LeWitt dal titolo Bands of color. «Per il museo è la conferma di una speciale attenzione ai codici dell’arte metropolitana, in sintonia con il Moca di Los Angeles, la Tate Modern di Londra. Ho agito sugli spazi interstiziali, sui raccordi tra zone e livelli, creando una narrazione visuale eterogenea e sensoriale – continua il direttore – mi piaceva che gli interventi tenessero accesa l’attenzione dei fruitori negli spazi dove solitamente si cammina in modo indistinto e distratto. Pareti che concentrano il pathos iconografico con formule ad alto impatto visivo e adeguato imprinting concettuale». Fino al 29 settembre, palazzo Collicola, piazza Collicola, Spoleto. Info: www.palazzocollicola.it

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