Erotismo proustiano

Il suo nome d’arte è Marcel Swann. Non è pura casualità, ma rappresenta un esplicito omaggio a Marcel Proust e alla sua Recherche, romanzo che per questo giovane fotografo è stato un punto di riferimento fondamentale oltre che un prezioso insegnamento di vita. Forse un po’ inebriato dai sillogismi concettuali proustiani, Marcel, il fotografo, ha iniziato a immedesimarsi nel personaggio letterario e nel suo alter–ego, Charles Swann.

A fine ‘800 Proust diceva: «Lasciamo le donne belle agli uomini senza fantasia» e, nonostante dietro queste parole si celassero allusioni alla sua omosessualità e dietro le sue protagoniste identità maschili, nel suo testo amore e mondanità sono gli ambiti in cui si sviluppa l’esperienza esistenziale dei personaggi. Non è un caso che Marcel Swann ne faccia un monito anche per la sua filosofia di vita. Le donne posticce non gli interessano: «Un corpo totalmente post–prodotto non lo trovo erotico perché non lo trovo vero». Tuttavia, al di là dell’artefatto letterario, Marcel nelle sue fotografie va alla ricerca della verità e la trova in ragazze normali, in corpi nudi di una banalità consueta. Giovani donne con i capelli scarmigliati, con la pelle diafana o ricoperta di tatuaggi e piercing, segnata da qualche smagliatura o da un accenno di rotondità, che si rendono per questo ancora più accessibili e raggiungibili dall’immaginazione erotica. Nella realtà di oggi in cui ha il predominio assoluto l’immagine finta, pubblicitaria, ritoccata, photoshoppata, Marcel Swann dice no e sviluppa la sua personale ricerca nella verità accogliente di un seno cadente, nell’inestetismo accettabile di un fondoschiena imperfetto. E questo è per un verso apparentemente anacronistico, quanto per un altro rassicurante: l’uomo è ancora attratto carnalmente da ciò che è vero. L’erotico non coincide con le immagini pornografiche con cui ci bombardano quotidianamente, ma è l’impulso verso la sensualità più intima, che può essere scatenata da qualunque dettaglio, anche stonante e disarmonico, che richiami il desiderio, che stimoli il nostro tatto, la nostra vista.

Insomma, le foto dell’artista ci lanciano un messaggio preciso: l’erotismo non si consuma nell’atto fisico e meccanico privo di poesia e non lo si ritrova in un corpo freddo che si offre nudo agli spietati canoni convenzionali del mercato dell’immagine e della moda. I suoi soggetti sono sempre femminili perché la donna, dice, è il pensiero che lo sveglia, l’immagine su cui la sua mente s’infrange ogni mattina. Le immagini di Marcel esprimono un erotismo che non è mai fine a se stesso ma che rimanda a un secondo aspetto, più profondo, che l’artista vuole che sia colto dall’osservatore ed esse vengono completate sempre dal titolo, che ci guida nella loro interpretazione. Per quanto nude possano essere le sue modelle, sono lungi dallo scatenare nella mente una sfrenata fantasia sessuale, o dal provocare un’imbarazzante sensazione di complicità voyeuristica, in un certo senso maschile e maschilista, dell’osservatore. Quasi ingenue nella loro composizione, le sue fotografie saltano all’occhio come una delicata ode scritta probabilmente da uno di quegli ormai pochi uomini che amano le donne.

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