Fuochi di Bach

C’è chi scherza col fuoco e chi invece, alla larga da qualunque metafora, ci gioca mentre il pubblico, a bocca aperta, sta a guardare. Valentina Cenni ed Enrico Melozzi, rispettivamente attrice e musicista di grande talento, battezzano quest’estate il loro insolito e mirabolante progetto: Fuochi di Bach. La danza, la musica e il fuoco chiamati a misurarsi in una sorta di curiosa morra cinese in cui nulla distrugge nulla, ma tutto si concilia a perfezione. Fuochi di Bach è uno spettacolo seducente, un gesto artistico da cogliere tutto in uno sguardo, che ipnotizza tanta è la forza e l’audace armonia di cui è capace.

«Fin da bambina la sua presenza sinuosa e inafferrabile mi lasciava senza fiato» spiega la Cenni a proposito della passione per il fuoco che l’ha definitivamente folgorata intorno ai vent’anni, «oggi – prosegue – va a illuminare dei punti oscuri a cui non riuscirei, altrimenti, a dare luce». Luce, appunto, ma anche calore e suono, in una equilibrata miscela curativa che forse, come i fiori di Edward Bach, può alleviare o addirittura guarire, a patto che ci si creda profondamente. «Ci piace pensare che, attraverso la luce che il fuoco emana, questa nostra performance possa essere una cura alternativa per le persone che hanno paura del buio. Grazie al suono di uno strumento caldo e viscerale come il violoncello, io ed Enrico mettiamo in scena un rito magico volto a infiammare, dolcemente, le menti dei nostri interlocutori». Incontro avvenuto al teatro Valle occupato, quello fra i due protagonisti di Fuochi di Bach, un feeling artistico a prima vista, che ha generato, in pochi mesi, l’idea di questo spettacolo. Con l’attrice di Riccione, infatti, che in questo caso sfoggia pure eleganti doti di danzatrice (insieme al coraggio di lasciarsi sfiorare dal fuoco con tanta destrezza, sottolineiamo), c’è il violoncello di Enrico Melozzi, compositore, oltre che interprete, arrangiatore e direttore d’orchestra, che accompagna, o culla, o forse insegue, i movimenti in scena: «Si tratta in realtà di un interscambio perfettamente bilanciato – spiega il musicista – un dialogo tra il suono del violoncello e il fuoco. Fuoco che si muove attraverso la figura che impersona Valentina, una danzatrice-vestale che con catene, corde, artigli di ferro e bolas, gioca con me e, attraverso la sinergia che insieme creiamo, produce spettacolari disegni infuocati».

Improvvisazione, comunque, che attinge dal luogo, dall’imprescindibile interazione con il pubblico, dalla luce, dal clima e che ogni tanto può lasciarsi guidare da Bach, in questo caso Johann Sebastian, che, a detta dei due artisti, «s’insinua nelle nostre performance, con tutta la sua magia». I Fuochi di Bach hanno cominciato a girare l’Italia: Senigallia, Ischia, Segesta, mentre molte altre date sono in arrivo. Se vi capita di vedere del fuoco in lontananza, quest’estate, avvicinatevi senza paura. Non brucia, ma scalda e dipinge l’aria a tempo di musica. Info: [email protected]

 

 

Articoli correlati