Vita e morte sotto il Vesuvio

Fa un certo effetto notare che mentre Bruxelles segue con particolare attenzione il grande progetto di Pompei, un’iniziativa da 105 milioni di euro – e in Italia si combatte contro il tempo per accelerare le procedure e chiudere i lavori entro il 2015 – il British museum a Londra, in collaborazione con la sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei diretta da Teresa Elena Cinquantaquattro, dedica un’ampia ed interessante esposizione temporanea all’area vesuviana e al suo patrimonio artistico. Una sorta di viaggio nel tempo, emozionante nel bene e nel male. Già, perché Life and death in Pompeii and Herculaneum vero e proprio inno alla bellezza della quotidianità («È nostra abitudine vedere i romani come l’imperatore, il soldato, il gladiatore, quando invece la maggioranza di loro era gente come noi», spiega il curatore Paul Roberts) si pone, in Inghilterra e non solo, come una delle mostre dell’anno. Si tratta infatti del più grande evento sul tema che si svolge a Londra da quarant’anni ad oggi: Life and death in Pompeii and Herculaneum presenta oltre 250 reperti, risultato in particolare di scoperte recenti, «oggetti preziosi alcuni dei quali non hanno mai viaggiato prima», spiega con orgoglio il direttore del museo Neil Mac Gregor. L’annientamento provocato dalla terribile eruzione del Vesuvio (avvenuta il 24 agosto del 79 dopo Cristo) e la conservazione di Pompei ed Ercolano, hanno affascinato il mondo da quando, nella prima metà del diciottesimo secolo, iniziarono gli scavi nei due siti. La città di Pompei fu coperta da cenere e pomice in modo così veloce che molti residenti trovarono la morte nello loro abitazioni; più vicina al vulcano, la località marittima di Ercolano venne colpita in modo tanto diretto dall’ondata piroclastica da azzerarne la popolazione. Dunque, mentre Pompei ha preservato gli affreschi e i calchi dei corpi, Ercolano ha restituito mobili carbonizzati e parti strutturali di edifici. Combinazioni oggi affascinanti, frutto di una realtà innovativa per quei tempi: nelle due antiche città romane, infatti, approdavano liberti da ogni parte dell’impero e le donne erano protagoniste ad ogni livello («Il ruolo sociale delle donne in epoca romana pesava di più che in Grecia. Padrone di girare in tutta la casa e non relegate solo in alcune stanze, erano proprietarie di abitazioni e negozi, esercitando un vero e proprio potere economico», puntualizza Mac Gregor). Tra i reperti in esposizione presso il British museum spiccano i rilievi in marmo finemente decorati, pannelli in avorio intagliato in legno, suppellettili domestiche, resti di cibi e mobili carbonizzati, statue, decorazioni da giardino, mosaici, pitture ad affresco, monete, gioielli. Senza dimenticare le toccanti riproduzioni di calchi di corpi di persone ed animali e la presenza di una culla carbonizzata che si ostina a dondolare. Come oggi Pompei. Fino al 29 setmbre, British museum, Londra. Info: www.britishmuseum.org

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