Daniele Spanò in Atto primo

Il mezzo espressivo che Daniele Spanò privilegia è il video. Il filo conduttore del suo lavoro, che si manifesta in videoproiezioni, è l’interesse per la luce; lo stesso artista dichiara: «L’incontro dei fasci luminosi del proiettore sulla superficie scelta genera risultati sempre diversi ed inaspettati. Luce e marmo, luce e tufo, luce e cotone, possibilità infinite di restituzione dell’immagine che, adattandosi e trasformandosi nell’architettura, trova la sua dimensione fisica e concettuale». Fondamentale il ruolo delle persone e delle architetture: gli esseri umani sono indagati nei loro stati emotivi per giungere all’individuazione di rapporti emozionali condivisi, di un territorio comune su cui confrontarsi; l’architettura, con cui Spanò si misura sempre, attraverso la videoproiezione consente di superare il limite del formato tecnico cui è legata la videoarte, dall’altra parte l’artista studia l’architettura per rendere percepibili: «la sua possibilità musicale, il ritmo tra gli ordini, l’alternanza tra i pieni e i vuoti che formano una partitura che spesso prescinde l’aspetto funzionale per cui è stata progettata, ciò per rivelarne un aspetto emotivo completamente nuovo». Spanò utilizza il colore in maniera creativa in relazione con la figura umana, inizialmente sperimentava le tinte piatte con un forte uso del digitale, mentre ora si concentra su un colore più realistico. Qui presentiamo la documentazione della sua video-installazione Atto primo presentata nella basilica di Santa Maria in Montesanto nell’omonima mostra a cura di Silvia Marsano. Questo lavoro si origina da una riflessione sulla Pentecoste e si incentra sulla discesa dello Spirito santo su Maria e sugli apostoli nell’indagine sul concetto di Pneuma anche nella sua accezione di alito, di vento. Tale concetto porta al soffermarsi sull’ispirazione e sulla bellezza. L’intreccio di tutti i significati si esplicita attraverso la rappresentazione del respiro nel corpo umano: su due tele candide sono proiettati bocca e naso di un uomo e di una donna accompagnati dal suono di strumenti a fiato, mentre i teli si gonfiano come in una barca a vela. L’artista commenta: «Ecco il corpo che si fa media dell’irrazionale, capace di produrre bellezza. Un moto interiore che attraverso gli organi della respirazione, la bocca e il naso, che poi sono gli organi che producono vento, si manifesta trasformandosi in suono. Il corpo diventa uno strumento a fiato, l’aria diventa musica, lo spostamento d’aria si manifesta gonfiando i teli e modificando l’immagine». Nella creazione di questa video-installazione si configura il passaggio da una proiezione bidimensionale ad una dimensione tridimensionale, quasi scultorea, attraverso il movimento; mentre sono stati scelti un uomo e una donna per raccontare l’umanità. Il commento sonoro ha un ruolo preciso: Spanò, insieme al maestro Pino Pecorelli, ha registrato suoni live di trombone e corno che avessero diverse tonalità e lunghezze in modo da collegarli al femminile ed al maschile in maniera differente per poi realizzare in post produzione aritmie fra i volti e gli strumenti in una situazione di straniamento. Il lavoro dell’artista pone sempre attenzione al luogo dell’installazione, in questo caso ha voluto creare un coro digitale nello spazio del coro tradizionale; la posizione di questi due teli ha anche consentito una simmetria rispetto all’altare, simmetria che evocava: «l’immagine di una barca le cui vele vengono gonfiate da una forza sovrannaturale», dalle parole di Spanò. Infine l’artista dichiara: «Il mio lavoro parte dalla volontà di creare uno spazio emotivo immediato. Il tentativo è di ottenere una tensione che permetta allo spettatore di connettersi con l’opera in qualsiasi momento della fruizione». Info: www.danielespano.com

http://vimeo.com/67519774

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