Appuntamento con due artisti d’eccellenza, lo scrittore musulmano Tahar Ben Jelloun e l’artista avellinese Ettore de Conciliis, che espongono insieme nelle sale della fondazione villa Piccolo di Capo d’Orlando, in una mostra curata da Aurelio Pes. La prima esposizione dal titolo écrire peindre, scrivere dipingere, mette in luce a ragione la doppia natura di Ben Jelloun, quella di scrittore riconosciuto in ambito internazionale e quella di artista, già affermata da qualche tempo ma ancora svelata a pochi. Avvicinatosi alla pittura da autodidatta, lo scrittore ha presentato le sue opere romane lo scorso aprile nella sua prima antologica a Roma ai Musei di San Salvatore in Lauro, a cura di Marco Tonelli. Il risultato è una perfetta fusione di segni di diverso carattere, un tutt’uno di scrittura e pittura, che confluiscono nelle sue opere in modo fluido, senza che vi sia un confine tra un’arte e l’altra, come nell’oraziana citazione ut pictura poesis, come nella pittura, così nella poesia.
Questa volta l’artista espone in Sicilia, alla fondazione di villa Piccolo, dove forse i suoi dipinti si sentono più a casa, circondati dagli stessi colori accesi e toni brillanti e da una terra che ha certamente accolto per lungo tempo gli influssi della cultura musulmana. Nei suoi dipinti è la dimensione privata che prende il sopravvento, la componente onirica e fantastica che compone il ricco sfondo, impreziosito come un arazzo da molteplici elementi o come un mosaico composto da azulejos colorate, un po’ surrealista alla maniera di Mirò, un po’ dada nel comporre frasi come cadavres exquis. Memori della lezione data nel testo Il razzismo spiegato a mia figlia in cui ognuno di noi si è immedesimato nella bambina che ingenuamente rivolgeva al padre le più complesse domande esistenziali e religiose, protendiamo in quest’occasione l’orecchio (e lo sguardo) in attesa di un’altra lezione magistrale. In questo caso, però, non è più protagonista la scrittura, ma è il segno pittorico che diventa penna e, come ha affermato Marco Tonelli in occasione della mostra a Roma: «È difficile non credere che in questi disegni/dipinti Ben Jelloun stia scrivendo anche con i colori».
Una diversa espressione artistica, ma non meno poetica è quella delle opere di Ettore de Conciliis, accomunato a Ben Jelloun per l’impegno civile e sociale che caratterizza entrambi. Ed è proprio quest’ultimo ad aver curato a Milano nel 2011 la mostra di De Conciliis, definendolo un pittore attivo nella ricerca di significati stilistici sempre nuovi e rivolto verso una “bellezza semplice, rarefatta, quasi incantata della natura”. I quadri di De Conciliis sembrano eseguiti da un moderno Constable che immerge la natura e i suoi elementi nell’acqua, facendoli specchiare, come nel caso di quest’esposizione intitolata, appunto, Dolce acqua. Sicuramente la dimensione personale e intima risulta predominante in entrambi, e in tutti e due i casi le tele si arricchiscono delle radici e delle storie personali dei rispettivi artisti. Se Tahar Ben Jelloun lo fa attraverso il colore e la forma, Ettore de Conciliis fa specchiare nell’acqua del Tevere i resti di una Roma antica, riportandoci alle origini della nostra civiltà. Il tema dell’acqua infatti non è mai casuale, ma si carica ogni volta di diversi significati, trasformandosi in filtro di immagini e di ricordi. Tahar Ben Jelloun, Écrire peindre – Ettore de Conciliis, Dolce acqua, dal 9 luglio al 15 settembre 2013. Museo Parco di Villa Piccolo, SS. 113 Km 109, Capo d’Orlando (Me), Info: www.fondazionepiccolo.it