Le vite degli altri

«Il vicino è il mio nemico, non lo posso sopportare. In un modo o nell’altro io lo devo eliminare», cantano i nostrani e poco pazienti Punkreas in un loro, celebre brano. Declinato al plurale, il titolo della canzone (Il vicino, appunto) dà il nome alla controversa personale fotografica – protagonista Arne Svenson – allestita nella Julie Saul gallery di New York. Controversa perché l’artista, dalla finestra del suo appartamento a Wall street, ha immortalato con un teleobiettivo alcuni attimi della vita quotidiana dei suoi vicini. Una serie di scatti che, invece di rimanere custoditi in un cassetto, sono diventati una vera e propria mostra, aperta al pubblico fino al 29 giugno. Certo, in nessuna foto del progetto espositivo The neighbors sono visibili i volti, ma ciò non è servito a evitare un acceso dibattito.

Da parte loro, venute a conoscenza della mostra, alcune delle persone coinvolte hanno minacciato di adire le vie legali. Immediata la risposta di Svenson, che sentito squillare il campanello di una ipotizzabile violazione della privacy (ipotizzabile perché dal punto di vista penale l’artista non corre rischi, considerando che, come già accennato, i volti non vengono mai mostrati), ha spiegato che per i soggetti in questione «non esiste privacy, poiché sono attori inconsapevoli che interpretano un ruolo davanti a uno schermo di vetro, dove il sipario è perennemente alzato». Protagonisti di uno spettacolo, dunque, al quale però non hanno scelto di partecipare. E il palcoscenico è quello della vita. Della loro intimità. A questo punto la domanda sorge spontanea (Lubrano docet): fin dove è lecito spingersi, in nome dell’arte, per evitare di arrivare a calpestare le libertà del singolo individuo? «Per i miei soggetti non esiste privacy – insiste Svenson –, io sono come gli osservatori di uccelli, che aspettano ore per poter cogliere un segno di vita». Queste persone recitano sul palco che hanno scelto, lasciando aperte le tende». Una donna chinata mentre lava il pavimento, un ragazzo che dorme sul divano, un cagnolino intento a guardare fuori dalla finestra. Svenson ha studiato a lungo le abitudini del suo benestante vicinato, quindi ha selezionato i migliori scatti. Per poi servirli, è proprio il caso di dirlo, su un piatto d’argento.

Fino al 29 giugno; Julie Saul gallery, New York; info: www.saulgallery.com

Articoli correlati