L’arte è una straordinaria fonte per comprendere il passato, rappresenta tra i cinque sensi dalla vista, l’aspetto della storia; dal mondo antico a oggi i pittori e gli scultori hanno raffigurato la realtà da loro vissuta, conosciuta e immaginata, dando corpo e memoria alle idee e agli avvenimenti del proprio tempo, fissando sui loro manufatti testimonianze immortali e uniche. Attraverso le loro opere si possono ritrovare scene di vita quotidiana, testimonianze di potere e dominio o vicende di guerra, un racconto diretto, immerso nella contemporaneità che a partire dall’intimità dall’individuo giunge fino all’aspetto di un’intera comunità. Per raccontare tutto questo editori Laterza ha organizzato a Milano, nella cornice della basilica di Santa Maria delle Grazie, la quinta edizione delle Lezioni di storia puntando in questa occasione proprio sul linguaggio visivo come fonte principale per raccontare i grandi scenari storici.
Al centro delle 9 lezioni altrettante opere famose raccontate ogni sera da uno storico diverso. Eva Cantarella ha inaugurato il nuovo ciclo il 10 Aprile, a lei hanno fatto seguito gli interventi di Salvatore Settis, Maurizio Viroli, Massimo Firpo, Alberto Banti, Simona Colarizi, Valerio Castronovo, Emilio Gentile e a chiudere, ieri 12 giugno, Paolo Mieli. Partendo dall’opera scelta i relatori hanno raccontato la genesi, la committenza, la fortuna nel tempo allargando la visuale all’intera epoca di appartenenza per tematizzare la fase storica. La sfida di questo nuovo ciclo delle Lezioni è stata quella di chiamare storici di grande qualità a cimentarsi con l’arte fuori da ogni approccio specialistico, inserendo l’opera d’arte in diversi contesti per darne una lettura inedita.
Ieri sera nell’ultimo incontro di questa quinta edizione Mieli ha parlato di Renato Guttuso e della sua opera I funerali di Togliatti fino a giungere alla storia degli intellettuali del Pci. L’opera protagonista della serata fu realizzata dall’artista nel 1972, otto anni dopo la morte del leader comunista a Yalta. Il quadro conserva la storia dei gruppi dirigenti del partito nel secondo dopoguerra e racconta dei rapporti tra il gruppo e gli intellettuali, non soltanto italiani, attraverso un complicato gioco di inclusioni ed esclusioni delle personalità presenti alle esequie funebri. Oltre l’arte, Guttuso offre con questo lavoro uno spaccato di storia, il rilevante ritratto di un insieme che fu determinante per la vita politica e culturale del paese tra gli anni Quaranta e l’inizio dei Settanta.