Archivio Bonotto, terminato il percorso di catalogazione di una delle piu? ricche raccolte europee di opere e documentazioni relative agli artisti Fluxus e alla poesia sperimentale, diventa fondazione invita Yoko Ono. Cara amica di Luigi Bonotto è protagonista con diverse opere e ha presentato una mostra e una lettura all’universita? Iuav di Venezia. «L’arte ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita – sottolinea Bonotto – gli artisti mi hanno trasmesso liberta? di pensiero e capacita? di mettersi ogni giorno in discussione; un approccio a cui ho tenuto fede anche per il mio lavoro. Ogni giorno scrivo sulla mia agenda che i sogni sono i miei e nessuno me li può toccare. Con al nascita della fondazione Bonotto, il sogno arte-industria si è realizzato». Imprenditore e collezionista, dagli anni ’60 a oggi ha raccolto oltre 12 mila tra opere, manifesti, foto, oggetti, lettere, registrazioni, filmati di 80 artisti e 120 poeti sperimentali. Ereditato l’amore per l’arte dal padre, un produttore di cappelli di paglia che vendeva a Parigi, Londra e New York, che gli ha permesso di viaggiare e conoscere Burri, Fontana, Christo. Inizia prima a dipingere sotto l’ala di Vedova, poi a collezionare arte astratta.
La conversione a Fluxus avviene negli anni ’70. Nel decennio successivo, decolla anche l’azienda e Bonotto inizia a ospitare nella sua casa di Molvena, collegata alla fabbrica, artisti come Joseph Beuys, Philip Corner, Nam June Paik, Ben Patterson, Giuseppe Chiari, Charlotte Moorman, Takako Saito, Alison Knowles, Julien Blaine, trasformando il piccolo borgo vicentino in un centro dell’arte internazionale. A palazzo Badoer, una delle sedi dello Iuav, assente Angela Vettese, nuovo assessore alla cultura e al turismo di Venezia, ad aprire l’appuntamento è Maria Luisa Frisa, direttore del corso in design della moda e arti multimediali e Carlo Magnani, direttore del dipartimento culture del progetto. Una vera conversazione aperta al pubblico dove, l’icona di una temperie culturale Fluxus, racconta aneddoti della sua vita puntualizzando come la condivisione artistica e affettiva possa essere fondamentale per la crescita comune. È molto legata alla città e vede nella Biennale un’ottima opportunità di scambio inter-culturale. «Ogni volta che vengo a Venezia – dice YoKo Ono – sono sempre molto ispirata. Una dimensione in cui la realtà internazionale si incontra nonostante le difficoltà e per me rappresenta un sfida molto interessante. È un luogo a misura d’arte. Capisco la rigida tutela per la città, non va toccata. È perfetta».
Tre i progetti studiate ad hoc: Flaneur&Dust con il primo lavoro editoriale della casa editrice, Dream di Yoko Ono. Un omaggio alla performance installativa Dream a cura di Fuoribiennale e dell’archivio Bonotto, in cui l’arista nel 2009, anno del Leone d’oro alla carriera”della 53esima Biennale internazionale d’arte di Venezia, tappezza, in collaborazione con R’evolution Life e alcuni partner tecnici, con centinaia di manifesti e di billboard che riportavano la parola-messaggio Dream di Yoko Ono, facciate, muri, ponti, ma anche le fermate degli autobus di molte citta? italiane, tra cui Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Roma, Torino, Venezia e Verona. La casa editrice ha raccolto in 500 copie numerate, a colori e in bianco e nero, di cui alcune firmate, gli scatti fotografici piu? significativi del grande progetto, scelti personalmente dall’artista. Mentre, Dream hour with Yoko Ono, è una performance artistico-culinaria di Gianni Emilio Simonetti. In chiave Flexus, si trasforma in un capriccio estivo con un menu che richiama uno degli stilemi cari all’artista, la scala, con opere alimentari che ruotano attorno al bianco, colore prediletto in molti suoi lavori; al pompelmo del Grapefruit book, alle fragole di Strawberry field forever e a un Bloody Mary realizzato con la vodka distillata secondo i metodi tradizionali di Kaunas, citta? di nascita di Maciunas.
La neonata fondazione Bonotto intende avviare una mirata attivita? di studio, formazione, promozione, divulgazione di quella corrente artistica che sotto la bandiera della provocazione e sperimentazione ha contribuito alla crescita culturale mondiale. Il Fluxus, appunto, entra di petto nelle atmosfere della Serenissima in dialogo e confronto con gli artisti e il sistema dell’arte. Infine, I’ll be back, una mostra che fino al 29 giugno permette di vedere l’installazione di Yoko Ono che, guardando all’audacia, al coraggio, alla forza dei futuristi, lancia una provocazione, un appello all’artista e all’arte contemporanea e allo stesso tempo ricordando i momenti e le persone che hanno lasciato un segno nella sua vita.
Fino al 29 giugno; Ca’ Badoer, san Paolo 2468, Venezia; info: www.fondazionebonotto.org