Tutta la Cina alla Biennale

L’arte cinese è presente in maniera massiccia quest’anno a Venezia, partecipando alla 55sima Biennale d’arte non solo con il padiglione nazionale, ma artisti e mostre sull’arte cinese contemporanea sono spalmate in diversi luoghi della laguna. Dunque non potevamo rimanere indifferenti. Collocato nella sede dell’Arsenale, accanto a quello dell’Italia, il padiglione della repubblica popolare Cinese presenta un progetto espositivo dal titolo Trasfigurazione, Bian Wei, titolo scelto in riferimento alla trasformazione dell’arte contemporanea e all’evoluzione del pensiero che caratterizza la società attuale. Il termine trasfigurazione ha diversi livelli di lettura: da quello più classico, in riferimento alla Trasfigurazione del Cristo a un altro, più attuale ed universale, legato all’uso che ne fa il filosofo Artur Danto di cui Wang Chunchen, curatore del padiglione, è uno dei massimi esperti in Cina.

Il progetto espositivo rappresenta dunque un’esplorazione dell’arte orientale e rende evidente l’espressione culturale e sociale dinamica di uno stato in fase di cambiamento e metamorfosi. Per la Cina, la trasfigurazione di oggi ha una radice storica che segue la logica della creatività, della conservazione e dell’innovazione. Gli artisti presenti in mostra sono sette: He Yunchang, Hu Yaolin, Miao Xiaochun, Shu Yong, Tong Hongsheng, Wang Qingsong e Zhang Xiaotao. Tre sono gli interventi all’esterno, nel giardino delle vergini antistante il padiglione. Hu Yaolin (1977) ha salvato dall’oblio, restaurando e trasportando fino a Venezia dalla Cina, una porzione di un’antica costruzione tradizionale cinese appartenente a uno stile architettonico, altamente ornamentale, che coniuga tradizione e modernità. Nonostante la decontestualizzazione territoriale che caratterizza l’installazione, il lavoro dimostra la volontà di proteggere l’eredità culturale cinese e rappresenta idealmente un collegamento tra la antica civiltà e l’apertura che caratterizza la società contemporanea. Sempre all’esterno, il lavoro di He Yunchang ( 967), Seawater of Venice, invitando il visitatore alla partecipazione attiva, attraverso uno scambio di bottigliette riempite con acqua del mare della laguna, rappresenta un esempio di arte democratica e relazionale. Shu Yong (1974) ha realizzato una istallazione di mattoni in resina su cui ha impresso una frase o una parola (sia in inglese sia con gli ideogrammi) tipica alla cultura cinese; una rappresentazione visiva e materiale della continuità tra cultura cinese e quella mondiale.

All’interno del padiglione vi sono i lavori degli altri quattro artisti. Le proiezioni video in animazione 3d sono di Zhang Xiaotao (1970) mentre le eleganti nature morte che sintetizzano abilmente la tradizione della cultura cinese sono opera di Tong Hongsheng (1967). I popolatissimi e attraenti light box di Wang Qingsong (1966) ben rappresentano esteticamente e concettualmente l’approccio della società cinese all’educazione moderna. Invece Miao Xiaochun (1964) nel suo lavoro si appropria dell’arte occidentale e la manipola al computer. Nel padiglione un lavoro del 2006, il Giudizio universale nel Cyberspazio, una triste rivisitazione del michelangiolesco Giudizio universale della cappella Sistina.

Per concludere meritano di essere segnalati, tra gli eventi collaterali alla Biennale dedicati all’arte cinese, i due progetti dell’ artista, impegnato anche politicamente, Ai Wei Wei. Una versione ingrandita della celebre installazione scultorea Straight (2008-2012) è collocata nel complesso delle Zitelle, sede di Zuecca project space. Un lavoro monumentale costituito da un insieme di barre di acciaio, recuperate dalle macerie, l’armatura interna delle scuole distrutte dal terremoto che colpì la regione del Sichuan nel 2008. Per la chiesa di Sant’Antonin, Ai Weiwei ha invece appositamente concepito una personale via crucis, nella quale ripercorre i momenti più salienti della sua cattura, arresto e prigionia durata 81 giorni a opera dello stato cinese. Inoltre la star internazionale dell’arte, accolto dal padiglione della Germania (nei giardini della Biennale), espone un lavoro scenografico dal titolo Bang (2013).

Foto Sebastiano Luciano

 

Articoli correlati