Voglio fare una mostra

Fresca di inaugurazione al padiglione Italia della biennale di Venezia, selezionata da Bartolomeo Pietromarchi per prendere parte al progetto Vice versa, in cui una sua opera dialoga con le creazioni pittoriche dell’avanguardista Gianfranco Barucchello, Elisabetta Benassi (Roma, 1966) sta vivendo un momento particolarmente florido della sua carriera artistica. A testimoniarlo, dopo le mostre a Berlino, Vienna e a Mechelen, in Belgio, dello scorso anno, è la personale che, dal 15 maggio, la vede protagonista negli spazi della fondazione Merz di Torino.

Voglio fare subito una mostra, questo l’intrigante titolo della rassegna, si presenta anch’essa in forma dialogica, a dimostrazione del fatto che l’arte contemporanea trova la sua dimensione ideale nel confronto e nella contrapposizione. Questa volta sono le opere di Mario Merz a fare da secondo polo del colloquio artistico. Benassi ha realizzato una serie di installazioni fantasmatiche appositamente per la mostra, con l’idea di dar vita a una fruttuosa relazione con una selezione di lavori realizzati da Merz in pieno periodo poverista, tra gli anni ’60 e il decennio successivo.

“Ogni lavoro di Mario Merz – si legge nella nota stampa – è stato indagato con passione e curiosità; ogni suo pensiero esplicitato attraverso una scritta al neon o la stampa di un libro, è stato oggetto di riflessione”. Il culmine dell’intero allestimento coincide con l’opera MareoMerz,”un’installazione costituita da un importante oggetto di uso quotidiano appartenuto a Mario Merz, la sua ultima automobile: Elisabetta Benassi ne celebra la riapparizione e l’oggetto diventa l’anello di un racconto umano che si lega, per circostanze insolite, alla storia collettiva”. L’installazione, evocativa e di forte impatto visivo, è costituita da un enorme barcone da pesca che tiene sollevata a mezz’aria, nella sua rete, l’automobile di Merz, come se fosse stata raccolta dagli abissi del tempo. «Qualche anno fa ho visto la macchina di Mario nel garage della sua casa – racconta l’artista romana – poi ho letto di una barca, ad Anzio, che aveva pescato un’auto. E c’è il passato di questo spazio che ospita la fondazione Merz, una volta una centrale termica, un luogo di lavoro. Allora ho voluto far riaffiorare una memoria, elementi diversi di storie che si sono intrecciate e ricomposte attraverso di me».

Fino all’8 settembre; fondazione Merz, via Limone 24, Torino; info: www.fondazionemerz.org

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