Vice versa all’italiana

«In un serrato dialogo tra artista e artista e tra stanza e stanza, la mostra si propone come una piattaforma di riflessione intorno ai caratteri e alle contraddizioni della cultura italiana del nostra tempo. Se alla base del progetto di vice versa vi è l’esigenza di creare le condizioni per un dialogo, la struttura della mostra diventa una piazza dove sono accolte le differenze, in cui le affermazioni sono esposte al loro contrario dialettico, in cui la verifica incerta si pone come regola, in cui le polarità contrapposte si declinano in un gioco di specchi e l’unica certezza è l’esistenza di un rimando continuo e incessante tra l’uno e l’altro e viceversa». In questo modo Bartolomeo Pietromarchi, curatore del padiglione italiano di questa Biennale, condensa la fitta rete di corrispondenze che lega a coppie i quattordici artisti invitati. Le opere qui si parlano, per simmetrie o per contrasti, ma in ogni caso in una profonda sintonia, intellettuale o di intenti o di poetica. Non c’è un racconto, ma molti inizi, come in una diramazione di strade che si possono incontrare in qualche punto imprecisato – che si avverte sulla propria pelle. Alcuni lavori si trasformano, altri cristallizzano la scena, altri ancora si tramandono in performance – in loop nei giorni del vernissage, poi intermittenti ma pur sempre visibili. Ogni artista ha uno spazio calibrato in cui espandersi o racchiudersi, in un ritmo cadenzato che necessita dei raccordi percepiti da uno spettatore mobile.

Parlando per binomi, il Padiglione si presenta in sei stanze, per ampliarsi all’esterno con i lavori di Piero Golia e Sislej Xhafa in Tragedia/Commedia. Prospettiva/Superficie sintetizza insieme le opere di Marco Tirelli e Giulio Paolini. Varcando la soglia dello studiolo di Tirelli, ci si trova inclusi in un personale Teatro della memoria, fatto di tutte le forme possibili del suo immaginario – forme che, a volte, da bidimensionali acquistano la tridimensionalità di sculture aggettanti. La stessa soglia che ci ha accolto in questa installazione ci aspira poi nella profondità dei diversi piani del lavoro di Paolini, anch’esso in un certo senso un teatro – ma che questa volta agisce sulla (auto)rappresentazione dell’opera. Sistema/Frammento immette nel sistema di archiviazione di Elisabetta Benassi e Gianfranco Baruchello. Due installazioni: l’una dà forma tangibile a qualcosa di abnorme ma tragicamente a noi invisibile, rappresentando in mattoni numerati alcune migliaia di detriti spaziali che orbitano intorno alla Terra; l’altra arriva al centro dell’ideazione e al principio della catalogazione, un ordinato studio/cervello che non manca comunque della sua parte irrazionale nel letto/sogno – estraibile all’occorrenza. Se Corpo/Storia è filtrato da Francesco Arena e Fabio Mauri, artisti che uniscono il vissuto personale a quello collettivo mediante un’indagine storiografica ancor più dura perché setacciata attraverso la propria persona; Sound/Silence si riferisce maggiormente alla reazione dello spettatore all’interno degli ambienti di Massimo Bartolini e Francesca Grilli; mentre con il Familiare/Estraneo di Flavio Favelli e Marcello Maloberti viene evidenziata la potenza di un certo simbolo – sia esso una cupola o un monolite – con tutte le adiacenze relative. L’Italia è infine presentata per immagini reali da parte di una ventina di fotografi sotto la regia di Luigi Ghirri. Tralasciando ogni luogo comune, vengono invece seguite alcune poetiche tematiche di viaggio: a perdita d’occhio, lungomare, margini del luogo, capolinea, centro città, sulla soglia, nessuno in particolare, si chiude al tramonto, l’O di Giotto. Luca Vitone porta l’altra faccia di Veduta/Luogo con il caso storico, seppur recente, della profusione del pericolo umano causato dall’Eternit in Italia, mediante un “ritratto olfattivo evocativo”, un’essenza creata appositamente – ma in questo caso innocua – emanata da una macchina erogatrice. In definitiva si respira un’aria buona nel padiglione Italia. Apre i polmoni, lo sguardo, la mente. L’imponenza dei lavori e la loro potenza di combinazioni – mai overwhelming – avviano nuove visioni per il qui-e-ora e per il futuro.

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