Anima speculare

Accolti da grandi pesci, disegnati con inchiostro blu su carta fatta a mano, ci immergiamo nel mondo artistico di una delle più celebri performer e video artiste attive fin dalla metà degli anni ‘60. La mostra della statunitense Joan Jonas raccoglie disegni, video, istallazioni e wall drowings, tutti lavori realizzati tra il 2012 e il 2013. Ospitata nella sede romana dalla galleria Alessandra Bonomo la mostra ha inaugurato lunedi 27 maggio e rimarrà allestita fino a settembre. Il lavoro di Joan Jonas (1936) è pioneristico e innovativo radicato nel video, nella performance e nell’installazione. Lei è Newyorchese ed è tra le icone dell’avanguardia artistica americana degli anni ’70. Una delle sue caratteristiche è l’impiego di un vocabolario idiosincratico fatto di gesti rituali e oggetti simbolici che includono maschere, specchi e costumi, esplorando il sé e il corpo attraverso strati di significato. Nel suo percorso artistico Joan Jonas ha sperimentato linguaggi diversi fino ad approdare a un’idea di arte come processo, arrivando ad esplorare le diverse potenzialità dello spazio e del suono.

Tra le sue ultime importanti apparizioni ricordiamo la partecipazione a Documenta(13) a Kassel nel 2012 con il progetto Reanimation (In a Meadow)- realizzato in un edificio prefabbricato in Karlsaue Park – nonché la performance compiuta alla Tate Modern di Londra, a febbraio, in diretta web su youtube per il pubblico mondiale della rete. L’allestimento della mostra nella galleria romana è coinvolgente. Ad accogliere lo spettatore l’installazione They see our sounds, composta da disegni di grandi pesci blu appesi al soffitto. Una medusa luminosa, Deep see lamp, è sospesa circondata da disegni di api – di un rosso brillante – su carta grigia. Si tratta di immagini realizzate dipingendo solo una metà della figura di cui l’altra speculare – ancora più affascinante e profonda – è restituita piegando il foglio.

La specularità è un aspetto cardine nel lavoro dell’artista; ricordiamo il lavoro Left side right side (1974), nel quale l’artista faceva uso di uno specchio e le proprietà del mezzo video per indagare il proprio corpo e l’immagine di sé in modo ingegnoso e indicando i connotati del suo viso dalla parte destra poi da quella opposta. Dall’acqua – tematica predominante nella prima sala – si è catapultati nel cielo, tra le nubi durante un tempesta, con tanto di lampi, tuoni e vento. Qui il video Glacier (2010) è proiettato sulla parete della piccola sala con il soffitto basso a crociera. Il lavoro racchiude i segreti dello spirito e del fare artistico di Joan Jonas. È attraverso questo video che ci si può rendere conto di quanto il suo lavoro si compie per sovrapposizioni e stratificazioni, infatti non è raro che l’artista riprenda i propri progetti e li rivisiti coerentemente al proprio linguaggio visuale.

Fino a settembre; galleria Alessandra Bonomo, via del Gesù 62, Roma; info: www.bonomogallery.com

Foto Sebastiano Luciano

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