Sine periculo

Senza pericolo è un’esposizione che si aperta alla Triennale tesa ad approfondire temi sulle costruzioni e sulla sicurezza, soffermandosi sulle figure che si muovono nel campo, quali i lavoratori, i datori di lavoro, i professionisti e il semplice cittadino che gode dell’architettura nel mondo. Discutono di questo con Marco Biagi, Elisa Boeri, Dario Costi, Davide Crippa, Barbara Di Prete, Massimo Ferrari, Marco Introini, Lucia Miodini, Luigi Spinelli e Claudia Tinazzi.

Curata da Federico Bucci, con il progetto di allestimento di Alessandro e Francesco Mendini, la mostra si rifà a quel potente concetto, espresso nella trattatistica architettonica classica, detto sine periculo, per il quale domina in primo luogo la sicurezza data dal progettista e il committente dell’edificio nei confronti di possibili rischi d’incidenti per tutti coloro che ruotano attorno all’opera edilizia: chi la porta a realizzazione, chi ci abiterà e l’ambiente che la custodirà. “È bene notare che dobbiamo all’architetto soprattutto la sicurezza, il prestigio e il decoro dello stato perché egli fa in modo che noi possiamo vivere nel tempo libero in modo sereno, divertente e salutare – scrive Leon Battista Alberti nel 1452 – nel lavoro con successo e guadagno, e in entrambi in maniera decorosa e senza rischi”.

L’esposizione è suddivisa in nove sezioni denominate via via, zona residenziale, ricostruzione, macchine invisibili, spazi del lavoro + Men and Women at Work, architettura e sorveglianza, dispositivi di protezione individuale, una nuova città sicura e paesaggi della sicurezza. Nella prima si analizzano le probabilità che i nuovi insediamenti urbani possano dare stabilità e sicurezza economica nel futuro prossimo del paese che si abita. Si affronta così l’argomento riguardante la casa secondo l’opinione italiana e secondo quella internazionale. Ci si muove lungo le company town del New Deal, l’avventura olivettiana, la Grande Ricostruzione”operata dai programmi dell’Ina-Casa in Italia fino alle recenti esperienze internazionali sul social housing olandese. Nella sezione quattro e cinque si coglie il nocciolo della mostra ovvero la sicurezza dei posti riservati al lavoro, come il cantiere edilizio, la fabbrica, l’ufficio. Si stempera la relazione messa in moto tra l’ uomo e la macchina, vivendo i passaggi cardine avvenuti nel corso del novecento. L’ultima parte della mostra si prende a cuore le condizioni di sicurezza all’interno del territorio che il fotografo Marco Introini interpreta a suo modo.

Fino al 1 settembre; Triennale, viale Alemagna 6, Milano; info: www.triennale.org