Pittura che copia la fotografia

Così vicini, così lontani. Sono gli anni Sessanta, che giunti al volgere hanno assistito negli Stati Uniti alla nascita di un gruppo di artisti in grado di dipingere oggetti e scene di vita quotidiana con profondo realismo, ricorrendo alla fotografia come base per i loro lavori; ne sortirà un movimento che nel 1972 nell’ambito della rassegna Documenta a Kassel, in Germania, ottiene la sua definitiva consacrazione.

Dai fast-food ai paesaggi urbani ritratti in ogni minimo dettaglio, dalle auto con le loro carrozzerie sfavillanti alle vetrine dei negozi dalle insegne luminose. Una vera e propria esperienza visiva condotta all’estremo, e che è possibile rivivere all’interno della mostra Hyperrealism 1967-2012, una sessantina di opere accolte dal museo Thyssen di Madrid fino al 9 giugno. La rassegna, che presenta al pubblico i lavori di Richard Estes, Chuck Close, John Baeder, Robert Brechtle, Robert Cottingham, Tom Blackwell – solo per citare alcuni degli artisti statunitensi coinvolti, ma l’esposizione dedica ampio spazio alla tecnica iperrealista in Europa e agli artisti delle generazioni successive – si divide in quattro interessanti sezioni tematiche: natura morta, sulla strada, città e panorami, figura umana. Mostra completa ed esaustiva, dopo aver fatto tappa in Germania e (appunto) in Spagna, approderà in Inghilterra.

Fino al 9 giugno; museo Thyssen, paseo Prado 8, Madrid; info: www.museothyssen.org