Costantino a Roma


Costantino, 313 d. C.
(Ri)parte da qui la grande mostra dedicata all’imperatore che smantellò di fatto l’unità territoriale e ideale dell’impero romano, già compromessa dal suo predecessore Diocleziano con la tetrarchia, affossando il suo sistema e concedendo ai cristiani dignità di fede, col documento passato alla storia come editto di Milano di quell’anno. La mostra che apre i battenti domani al Colosseo è tutt’altro che la mera riproposizione di quella chiusa a metà marzo al palazzo Reale di Milano. A modificarne il senso – al punto da giustificare un nuovo catalogo Mondadori Electa, curato come l’apparato espositivo dalla soprintendente Mariarosaria Barbera e con vari contributi ad hoc – non solo la strepitosa cornice dell’anfiteatro Flavio, invaso dai turisti nel sole primaverile, ma il rapporto dell’imperatore con la città. E proprio i monumenti costantiniani capitolini, prima fra tutti la ricostruzione della domus imperiale sulla Labicana, o il tesoretto sepolto ancora nel 313 sulla Laurentina da qualcuno evidentemente costretto a fuggire precipitosamente dalla città, rappresentano le principali novità al Colosseo, affiancandosi alla ritrattistica imperiale e ai manufatti protocristiani, laddove la mostra meneghina puntava l’indice sull’editto di tolleranza (nel senso letterale del termine), promulgato da Costantino a Milano col suo collega d’Oriente Licinio, prima di spazzare via anche questi da lì a un decennio, e sulla trasformazione del cristianesimo da culto tollerato privato a religione unica dell’impero.

E proprio la non centralità del rapporto col cristianesimo permette all’esposizione di superare alcune incongruenze della precedente esposizione – prime fra tutte l’opportunistica adesione dell’imperatore alla “nuova” fede monoteistica, non adeguatamente indagata, come pure la non cristallina figura della madre Elena, centrale nel radicamento del cristianesimo, al punto da essere fatta santa a dispetto della connivenza con l’omicidio di nuora e nipote perpetrato dall’imperatore – permettendo di porre in una luce più congrua la figura del “tredicesimo apostolo” grazie al focus sul suo controverso rapporto con la Roma senatoriale. Costantino non amò mai Roma. Già ridotta al rango di prima tra pari, con lui la città diventa di fatto ex capitale dell’impero, costretta a condividere la primazìa con la nuova capitale imperiale voluta in riva al Bosforo, Costantinopoli, la futura Istanbul. Troppo carica di antichi dèi e autonomie politiche la città, che del resto ricambiò l’imperatore con pari acredine, troppo potente la casta senatoriale perché il neoimperatore potesse non solo amarla, ma neppure rispettarla. Preferì ignorarla, visitandola appena una volta dopo la storica quanto fortunosa vittoria sul rivale Massenzio nel 312, a ponte Milvio.

Nell’occasione Costantino entrò a Roma non da trionfatore – che il trionfo su altri romani avrebbe scavato un solco ancora più profondo con la città che parteggiava apertamente per Massenzio – ma segnando un nuovo avvento, col rifiuto di salire in Campidoglio a omaggiare Giove ottimo massimo, lui che per i suoi labari alla vigilia della battaglia aveva scelto le insegne del Cristo (il Chrismòn), e un nuovo ordine imperiale e civile che i suoi successori – in particolare Teodosio – avrebbero spostato definitivamente in favore dei cristiani, facendone da setta repressa gli unici depositari della vera fede, i castigatori degli antichi dèi e dei costumi dei padri. Tutto ciò, a ritroso, può leggersi oltre che nel percorso espositivo – notevole il murale hitech con le date chiave dell’ascesa costantiniana ad allumarsi sull’impero di cartapesta – anche nel vicino arco di trionfo, riproposto in scala, plastica esposizione del percorso che da Milano a Roma, via Verona, portò il neoimperatore a imporsi sui rivali d’Occidente e poi d’Oriente. Restituendo all’impero un’unità e una pace solo apparenti, e ponendo le premesse affinché sul soglio di Pietro si insediasse un potere più duraturo di quello che, da secoli, aveva reso l’urbe dominatrice del mondo, la città caput mundi. Fino al 15 settembre, info www.mostracostantino.it

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