Vite in transito

Se le vie del signore sono infinite, le vite di Adrian Paci sono in transito. Vite in transito è infatti il titolo della personale accolta dal museo Jeu de Paume di Parigi che approfondisce l’arte del creativo albanese, classe 1969, e il suo vissuto di migrante. Già, perché nel 1997, l’allora ventottenne Paci abbandona il suo paese d’origine per affermarsi in Italia, dove tutt’oggi vive con la famiglia.

Nel Belpaese l’artista accantona la pittura e la scultura per dedicarsi profondamente al video, con cui riesce a definire l’esperienza (privata) dell’esilio e la separazione dalla sua terra per adattarsi a una nuova realtà. A una nuova vita. Dunque pittore e scultore, ma soprattutto fotografo e videomaker, Paci fa ricorso all’immagine quale strumento concettuale. L’intento, esprimere sentimenti nobili come la perdita, la mobilità, la nostalgia, la memoria e, soprattutto, il carattere transitorio tanto insito nell’uomo.

Video, installazioni, dipinti, fotografie e sculture rappresentano il corpus della mostra parigina – aperta al pubblico fino al 12 maggio e curata dallo stesso artista insieme a Marta Gili e Marie Fraser – che raccoglie le opere realizzate a partire dal 1997. Focus sul video Centro di permanenza temporanea, girato all’aeroporto californiano di San José dove un gruppo di persone si ammassano su una scaletta al centro della pista. Ma all’estremità non c’è nessun aereo. Tantomeno pronto al decollo.

fino al 12 maggio; Jeu de Paume, place de la Concorde, Parigi; info: www.jeudepaume.org